"Gli 80 euro saranno riassorbiti nell'ambito della manovra finanziaria". A dichiararlo è il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, riferendosi al bonus lanciato nel 2014 dal governo Renzi.
Per il titolare del Mef si trattò di una decisione sbagliata - e precisa - anche tecnicamente fu un provvedimento fatto male". Il bonus Renzi, nei fatti, facevi arrivare 80 euro in più in busta paga a quelle persone che guadagnavano tra gli 8 e i 26.600 euro all'anno. Quella decisione voluta dall'allora segretario del Pd e Presidente del Consiglio diedero uno slancio enorme ai democratici in prossimità delle elezioni europee. A distanza di 5 anni,sempre in prossimità della stessa tornata elettorale, Tria definisce quel provvedimento come la regina della spese fiscali inutili, con un costo di 9 miliardi.
Dopo le critiche Tria passa, però, all' autoanalisi e sul decreto famiglie afferma che le coperture "non sono state individuate al momento" e che il provvedimento "è stato rinviato".
Differente il discorso sulla flat tax, possibile secondo il ministro dell'Economia a patto che ci siano dei conseguenti tagli nella spesa pubblica: "Bisognerà studiare tecnicamente un disegno che sia sostenibile e efficiente e poi la decisione sulla flat tax dipende da altre decisioni correlate: la legge di Bilancio e la politica economica devono essere un tutt'uno coerente. Non si fanno a pezzi".
Immediata la replica dei pentastellati che da alcune fonti hanno dichiarato che "è curioso che il ministro Tria parli di assenza di coperture per il decreto Famiglia quando il miliardo è stato certificato anche dal presidente Inps, e ammetta poi candidamente che la flat tax, così come proposta, si potrebbe invece fare, quando le coperture secondo i tecnici superano i 30 miliardi.
Tra l’altro è lui il ministro dell’Economia, il miliardo per le famiglie lo abbiamo trovato noi. Se non ha capito gli possiamo spiegare come".Insomma, sembra che tra il titolare del Mef e il M5S le posizioni non siano proprio idilliache.
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