Solo il tempo dirà se l'acquisizione di Credit Suisse sia stato l'affare del secolo, ma intanto Ubs già mette a frutto il prezzo stracciato con cui, lo scorso marzo, si è accaparrato lo storico rivale. Nelle pieghe delle oltre 100 pagine inviate alla Sec (la Consob Usa) spiccano infatti i quasi 35 miliardi di dollari di utile contabile derivanti dall'aver pagato il moribondo Credit appena 3,5 miliardi. Il profitto extra, che verrà effettivamente contabilizzato solo se la fusione andrà in porto entro fine giugno, è il frutto del valore delle attività di CS nettamente superiore a quanto sborsato. Questo cosiddetto avviamento negativo (o badwill) è stato determinato sulla base del giusto valore di mercato (fair value) stimato per gli asset acquisiti, pari a 38,2 miliardi, cifra da cui vanno sottratte le passività assunte e il corrispettivo trasferito. Così, stima Bloomberg, l'istituto di Zurigo potrebbe archiviare la prossima trimestrale con un utile superiore ai 14,3 miliardi messi in cassaforte, tra gennaio e marzo, da JpMorgan.
Nel documento depositato presso i guardiani del mercato Usa la banca non nasconde però come il breve lasso di tempo in cui è stata costretta a condurre la due diligence - soltanto quattro giorni, passati col fiato sul collo delle autorità elvetiche che premevano per mandare in porto l'operazione prima della riapertura dei mercati - potrebbe aver influito sulla sua capacità di «valutare pienamente le attività e le passività del Credit Suisse» prima dell'acquisizione. A febbraio il comitato strategico dell'istituto si era peraltro espresso contro la fusione, poi accettata dopo aver ottenuto ampia copertura finanziaria (100 miliardi di liquidità da parte della Banca nazionale svizzera e una garanzia da 9 miliardi sulle potenziali perdite di CS). Anche se il mese scorso il ceo di Ubs Sergio Ermotti (in foto) ha dichiarato che l'accordo con Credit Suisse non è rischioso e avrebbe creato benefici a lungo termine, qualche sorpresa poco gradita è infatti già saltata fuori. Il colosso bancario svizzero ha segnalato infatti un impatto negativo totale di circa 13 miliardi in aggiustamenti al valore equo delle attività e passività della nuova entità combinata, insieme a un potenziale di quattro miliardi a causa dei contenziosi in atto e dei costi di regolamentazione. L'utile contabile, come fa notare il quotidiano rossocrociato Tages-Anzeiger, non è di per sé sinonimo di buona redditività di entrambe le banche. CS continua a generare perdite, nel primo trimestre quasi 130 miliardi di franchi svizzeri hanno preso il volo dai suo forzieri e la scissione in varie parti e l'integrazione rischiano di assorbire ingenti somme e costare migliaia di posti di lavoro.
Resta da capire di quanto i 28 miliardi di costi stimati da Jeffries saranno controbilanciati dalla cessione di parti presumibilmente sane ottenute da Ubs a un prezzo irrisorio e che potrebbero essere vendute a un multiplo di quanto pagato.
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