Ultima chiamata per il debito Rcs

L'esposizione con le banche sale ancora: torna l'ipotesi della ricapitalizzazione. Ma chi ci mette i soldi?

Sarà un settembre caldo per Rcs che deve affinare il nuovo piano industriale ma soprattutto sciogliere al più presto il nodo del debito, ormai sopra quota 526 milioni, facendo cassa con le cessioni. E sperando che bastino a evitare un aumento di capitale.

Su questo fronte l'ultimo cda ha dato mandato all'ad Pietro Scott Jovane per proseguire nella trattativa con Mondadori sulla divisione Libri. Nel frattempo, è stato firmato un accordo preliminare per la vendita a Blue Ocean del 44,45% di Finelco (Radio Monte Carlo, Virgin Radio e Radio 105), al prezzo di 21 milioni. Se queste due operazioni non andranno in porto entro fine anno sembra quasi inevitabile il ricorso al secondo aumento di capitale da 190 milioni, già deliberato.

Ne sono convinti gli analisti di Kepler Cheuvreux che ieri hanno diffuso un report stimando per Rcs una riduzione delle perdite nel secondo trimestre ma anche un aumento del debito: +4% su base trimestrale e +2% anno sull'anno a 526 milioni di euro. Per questo, aggiungono gli esperti, occorre accelerare sulla strada delle cessioni. Il punto chiave sarà la vendita dei Libri (con un incasso previsto intorno ai 130 milioni) e il completamento del processo di dismissione degli asset non strategici che deve generare ricavi complessivi per 250 milioni entro settembre. E finora il gruppo del Corriere della Sera ha incassato 170 milioni.

Al dossier delle cessioni è legata a doppio filo anche la trattativa con le banche creditrici: il contratto di finanziamento prevede che per fine 2015 la posizione finanziaria netta debba essere minore o uguale a 440 milioni. Ci sono poi due cosiddetti «trigger events» da verificare al 30 settembre che farebbero scattare l'obbligo di ricapitalizzare in tempo utile per consentire la sottoscrizione entro il 31 marzo 2016: un rapporto superiore a 4,5 volte tra posizione finanziaria netta e ebitda, e proventi effettivamente incassati da cessioni inferiori a 250 milioni. Al momento - tranne Urbano Cairo convinto da sempre che prima di parlare di rilancio e di vendere asset importanti per coprire le perdite, la Rizzoli vada risanata - né il socio di maggioranza Fca, né altri azionisti come Diego Della Valle hanno intenzione di rimettere mano al portafoglio. Quanto agli Agnelli, una volta quotata in Borsa la Ferrari forse si capirà dove finiranno del partecipazioni editoriali cui si è aggiunto di recente il controllo dell' Economist : se dentro la cassaforte Exor o in una nuova società creata ad hoc.

In caso di «diserzione» dei soci industriali, scatterebbe un piano B, che può prevedere la conversione di parte dei crediti bancari in capitale del gruppo e la scelta di un nuovo management.

A Piazza Affari, intanto, il titolo ieri ha lasciato sul terreno l'1,36% a 1,01 euro in attesa della riunione del cda del 25 agosto che dovrà dare l'ok ai risultati semestrali dopo i preliminari comunicati a fine luglio.

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