Il rafforzamento patrimoniale di Unicredit in vista degli stress test passa anche dall'alleanza con il Santander nel risparmio gestito. Esclusa invece, come sottolineato dall'ad Federico Ghizzoni, la volontà di «farsi polo aggregante nel panorama italiano» all'indomani dell'esame europeo ormai all'orizzonte. Ieri sera, dopo un'estate bollente, è stato annunciato l'avvio delle trattative in esclusiva tra il gruppo di Piazza Gae Aulenti e il colosso spagnolo per la costituzione di un nuovo gigante del risparmio gestito in cui saranno conferite le attività del settore dei due gruppi: Pioneer e Santander Am.
«Alla fine si tratterà di una fusione tra due società di gestione», spiega Ghizzoni. «A convincerci a proseguire con Santander è stata l'offerta economica, ma soprattutto il progetto industriale che ci permette di proseguire nello sviluppo dell'attività e di puntare sul business istituzionale», ha proseguito il top manager.
La nuova società sarà composta su basi paritetiche (un terzo a testa) da Unicredit, Santander e dai due fondi azionisti dell'attuale Santander Am (Warburg Pincus e General Atlantic). Questi ultimi sono visti comunque in uscita nel medio termine quando l'aggregato finirà in Borsa. In attesa della firma (entro novembre) dell'accordo, Ghizzoni non entra nei dettagli, ma conferma che l'operazione porterà un miglioramento in termini di common equity tier 1 (ovvero il capitale pronto all'uso in rapporto alle attività di rischio ponderate) di 20-25 punti base sul 10,5% registrato a fine giugno. La soglia di Cet1 prevista dagli stress test è dell'8% in situazioni di normalità e del 5,5% in scenari di crisi.
L'alleanza con Santander, si inserisce peraltro in una strategia più ampia che Unicredit ha portato avanti per arrivare pronta all'appuntamento con la vigilanza unica europea.
Finora la banca ha dimostrato di poter fare a meno di richiedere nuovi mezzi ai propri azionisti e dovrebbe proseguire su questa strada. «L'impatto positivo sul capitale dell'operazione dovrebbe permettere a Unicredit di raggiungere un Cet1 fully phased a fine anno all'11%, un livello a nostro giudizio decisamente adeguato», commentano gli analisti di Equita (che consigliano di «comprare» il titolo con un target price di 7,8 euro). Il primo passo effettuato da Ghizzoni in direzione Bruxelles è stata la maxi pulizia su crediti e avviamenti sul bilancio 2013 (chiuso in rosso per 14 miliardi), seguita dal nuovo piano industriale, dall'emissione di strumenti «additional tier 1» per un miliardo, dalle cessioni (come quella di Dab Bank a Bnp Paribas che ha aumentato il Cet1 di 8 punti base) e dal collocamento del 34,5% della controllata FinecoBank, grazie a cui Unicredit ha incassato, lo scorso luglio, 774 milioni, con un beneficio di 16 punti base in termini di Cet1.
I risultati si sono visti. Come evidenziato da Barclays Research il ratio patrimoniale di Unicredit è migliorato da inizio anno dello 0,91%, sfruttando il solo potenziale industriale (lo 0,25% deriva dalla cessione di asset e lo 0,3% dall'utile semestrale), senza quindi la necessità di ricapitalizzazione. Un ulteriore rafforzamento patrimoniale dovrebbe poi arrivare dalla cessioni di Uccmb attesa per fine ottobre (700-800 milioni) e dal progetto per la gestione dei crediti in ristrutturazione che il gruppo sta portando avanti con Intesa Sanpaolo e Kkr.
Ghizzoni infine ha annunciato che Unicredit proporrà Maurizia Angelo Comneno per una delle due vicepresidenze di Mediobanca al rinnovo del cda
del 28 ottobre. Gli altri due nomi di Unicredit per Piazzetta Cuccia sono Elisabetta Magistretti e Alessandro Decio. Resta quindi fuori l'ex presidente di Unicredit Dieter Rampl, già dettosi indisponibile per limiti di età.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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