Leonardo Del Vecchio acquista il 2% di Mediobanca ceduto da Fininvest e sale al 15,4% in Piazzetta Cuccia, rafforzando così, indirettamente, la presa in Generali di cui Piazzetta Cuccia è azionista il 12,97% del capitale e dove lo stesso patron di Luxottica ha il 4,8 per cento. A meno di dodici mesi dal rinnovo del cda del gruppo assicurativo, la partita a Trieste è già incandescente, come dimostrano le posizioni espresse da Francesco Gaetano Caltagirone (azionista con il 5,6% di Generali e suo vicepresidente) che, da settimane, chiede più spazio decisionale per i big (come i Benetton al 3,97%, De Agostini intorno all'1,7% e Fondazione Crt all'1,3%), attorno a cui potrebbe coagularsi un nuovo consenso. Finora l'imprenditore di Agordo, al di là di qualche malumore su singole operazioni, si è concentrato sull'azionista di maggioranza delle Generali, Mediobanca a cui spetterà dare le carte alla prossima tornata elettorale di Trieste anche se attraverso la creazione e il sostegno della lista del cda. Del Vecchio, infatti, si è assicurato il lasciapassare della Bce a salire fino al 20% di Piazzetta Cuccia, pur avendo dichiarato a Repubblica: «Mediobanca e Generali sono due aziende di grande potenziale e fino a quando ci saranno i risultati il management non penso abbia nulla da temere».
Ieri, intanto, Generali ha pubblicato una trimestrale migliore delle attese ribadendo ancora una volta, di fronte all'escalation di indiscrezioni sulla governance, di essere concentrata sul business plan in corso e futuro. «Il focus del management è quello di realizzare il piano strategico al 2021», ha dichiarato nel corso della presentazione alla comunità finanziaria Cristiano Borean, direttore finanziario del gruppo, a chi gli chiedeva del pressing di Caltagirone, per poi aggiungere: «Stiamo già lavorando al nuovo piano la cui presentazione è prevista tra fine 2021 e inizio 2022». Confermato inoltre il dividendo (in due tranche di cui la prima, 1,01 euro in pagamento il 26 maggio, la seconda di 0,46 euro, salvo imprevisti, il 20 ottobre).
Più in dettaglio, tra gennaio e marzo, il Leone di Trieste ha registrato un utile netto di 802 milioni (dai 113 di un anno fa), un risultato operativo di 1,6 miliardi (+11%) e 19,7 miliardi di premi lordi (+4,2%) sostenuti dallo sviluppo nel ramo Vita (con una raccolta netta di 3 miliardi concentrata nelle linee unit linked) e dalla ripresa nel Danni. L'indice di solvibilità si è attestato al 234% (da 224 di dicembre). A brillare è stato anche l'asset management con 235 milioni di ricavi (+21%) e 98 milioni di utile (+47,3%), un ambito che la società intende sviluppare ulteriormente come si legge nella trimestrale secondo cui «nel 2021 proseguiranno le azioni volte a identificare opportunità di investimento tramite l'espansione della piattaforma multi-boutique». Le risorse non mancano: sono ancora 2,3 i miliardi messi a budget dal piano al 2021 per lo shopping.
«Nel momento in cui non dovessimo trovare alcun tipo di opportunità d'acquisto valuteremo le diverse opzioni», ha sostenuto Borean interpellato su possibili buyback o dividendi straordinari in mancanza di M&A, strada che comunque rimane preferita posto che è da ritenersi «una leva di differenziazione delle sorgenti di utile e cash flow».
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