Educare i ragazzi, ecco l'«arte» più difficile...

Caro Direttore, avrei qualche osservazione da fare sull'aforisma che da tempo il buonismo imperante ha messo in circolazione riguardo i rapporti tra insegnanti e studenti: «I ragazzi non si toccano». Secondo me, ciò non può essere vero sempre, comunque ed in ogni circostanza. Ricordiamo che, oltre ad insegnare, gli insegnanti hanno il compito di educare. Succede che talora le belle parole e le prediche non sono sufficienti a modificare in meglio il comportamento di alcuni studenti o scolari. Che si fa? Certamente non bisogna ricorrere a torture o botte da orbi, ma penso che una via di mezzo ci sia evitando i due estremi, cioè qualche schiaffetto o scappellotto benevolo ci starebbe anche bene, al fine di ricordare ai recalcitranti che ci sono regole, istituzioni, autorità e persone da rispettare. Lasciati del tutto a se stessi, come le piante che vengono su storte, alcuni crescono con l'idea che tutto sia loro permesso e di essere non punibili (da uno studente all'insegnante che non sapeva più che pesci pigliare: «Tanto lei non mi può toccare e ci sarà il voto di consiglio a salvarmi!»), preparando così i delinquenti di domani, che delle leggi se ne faranno un baffo. Per caso sbaglio? A voi il giudizio, al quale mi rimetto.

Prof. Oscar Ferrero

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Caro professore, appartengo alla generazione tirata grande da genitori e insegnanti anche a scappellotti. All'epoca forse ho sofferto e a volte pianto ma non penso di aver subito traumi tali da essere stato penalizzato per questo nella vita, semmai il contrario. Perché a fianco dello scappellotto ho sempre percepito da parte di chi ha avuto il non facile compito di educarmi un forte senso di amore e protezione. La punizione deve essere una componente del rapporto tra adulti e adolescenti, non la regola.

Penso che lo scappellotto in sé non sia né buono né cattivo. Buono o cattivo è il proprietario della mano che lo sferra. E lei, leggendo le sue parole, mi sembra della prima categoria. Per cui, alla bisogna, non si faccia problemi. Un caro saluto.

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