Einaudi, classico d’avanguardia

«Tra i miei tanti interessi musicali c'è quello per la scena elettronica, che deriva dalle mie esperienze passate nell'ambito della musica contemporanea, l'avanguardia da Stockhausen in poi. Ed è significativo che molti gruppi appartenenti all'area più "pop" del suono elettronico, come i tedeschi Can negli anni Settanta, si riferiscano proprio ai suoi insegnamenti. O, per venire ai giorni nostri, penso agli inglesi Autechre, che isolati dal loro contesto percorrono strade simili. Questo per dire che il mondo accademico e quello pop sono molto più contigui di quanto si pensi. Poi, personalmente, magari più in chiave cinematografica, ho lavorato già con gli strumenti elettronici e il computer, dai tempi dei primi Macintosh, seguendo via via l'evoluzione delle apparecchiature e dei relativi software, che ha reso accessibile la manipolazione del suono anche a chi non è scienziato. Una volta per farlo bisognava andare all'Ircam di Parigi, mentre adesso è quasi un'attività domestica».
Parola di Ludovico Einaudi, di scena stasera (ore 21.30) sul palco principale di Villa Arconati a Castellazzo di Bollate, alla testa dei Whitetree, il suo ultimo progetto realizzato assieme ai fratelli Lippok, Robert e Ronald, ossia due terzi dei berlinesi To Rococo Rot. La collaborazione, che suggella l'unione di fatto tra la vaporosa ambient del pianista-compositore torinese (figlio dell’editore Giulio Einaudi e nipote del Presidente della repubblica italiana Luigi Einaudi), ma da tempo milanese d'adozione (vive in zona Brera), e l'austero minimalismo elettronico di scuola tedesca, ha fruttato «Cloudland», disco uscito in primavera per i tipi di Penderosa Music&Art. Il concept-album strumentale - elegante e assai raffinato - affonda la sua ispirazione in un classico della letteratura africana, «Il bevitore di vino di palma» di Amos Tutuola (guarda caso, in passato anche il guru dell'elettronica Brian Eno s'ispirò a un'opera dello stesso autore nigeriano), e riporta in auge quell'idea, già tentata con successo in passato da Ryuichi Sakamoto e Philip Glass, di sposare il minimalismo elettronico con la musica classica ed echi «new age». Un lavoro a sé stante nella carriera di Einaudi (atteso domani alle 18.30 a uno show-case gratuito con i Whitetree alla Libreria Feltrinelli di piazza Piemonte), la cui influenza sembra essersi riverberata in «Nightbook», il suo nuovo e attesissimo album solista, a tre anni dal successo internazionale di «Divenire», nei negozi subito dopo l'estate. La collaborazione con i Lippok gli avrebbe infatti regalato una grande libertà compositiva, tanto nella scelta delle composizioni quanto nell'uso dell'elettronica.

Piccola curiosità, probabilmente sconosciuta a molti: nel 2007 Einaudi ha composto ed eseguito, per l’album «Dormi amore, la situazione non è buona» di Adriano Celentano, il «Prologo di un amore infinito» del brano «Hai bucato la mia vita».

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