Elio: «Voglio diventare il nuovo Milva»

Una specialità olimpica per l'imprevedibile Elio? Il salto ad ostacoli. Già, perché di rimanere dentro il rigido steccato dei generi Stefano Belisari, classe 1961 da Milano, non ne vuole proprio sapere. Per cui nessuna sorpresa se nella settimana del Festival di Sanremo (dove lui e le sue Storie Tese hanno furoreggiato anni fa con l'indimenticata hit La terra dei cachi e, in tempi recenti, con una spassosissima edizione del Dopofestival) ce lo ritroviamo in compagnia del maestro Enrico Intra nientemeno che al Piccolo Teatro Strehler alle prese con una originale riduzione in chiave jazz dell'immortale l’Opera da tre soldi della premiata ditta Bertolt Brecht e Kurt Weill. A suo modo un omaggio, a 60 anni dalla morte, di un compositore atipico, Kurt Weill, pioniere di quel rapporto trasversale tra culture che ha permeato le musiche del secondo Novecento e che, nel caso specifico, attinse a piene mani al jazz e al cabaret. Detto per inciso, non è nemmeno la prima volta che il fondatore della dissacrante band milanese, una laurea in ingegneria elettronica e un diploma in flauto traverso al Conservatorio, si confronta con il capolavoro Brechtiano, vero e proprio testo sacro per il Piccolo Teatro (alla prima messa in scena di Giorgio Strehler nel 1956, in assoluto tra le vette del teatro del nostro dopoguerra, era presente l'autore tedesco!). Nel 2000 Elio fu infatti convocato dal compositore contemporaneo Luciano Berio, allora presidente dell'Accademia di Santa Cecilia di Roma, per un adattamento che lo stesso Brecht aveva in precedenza operato per le scene americane. Con lui sul palco, nella prestigiosa parte di Mackie Messer, due grandi del teatro tricolore come Maddalena Crippa e Peppe Barra: «Non ho mai fatto l'attore, faccio solo lo scemo quando canto. Stavolta c'è un testo scritto che tento sempre di cantare, ma non so niente di Brecht e Weill - scherza alla sua maniera -. Ora inizio a capire che ce la faccio e ho un'aspirazione: voglio essere il "nuovo Milva"». «Con Brecht - aggiunge Elio, attore brechtiano doc, a sentire Berio - si pensa sempre a cose complicate, invece mi sono trovato di fronte a musiche orecchiabili e canzoni che fanno anche ridere». Parole tutt'altro che a caso per ribadire la portata popolare di un testo per niente intellettuale, ma semplice e rivoluzionario al tempo stesso. Per di più sempre molto attuale: «Mackie Messer è un "cattivo simpatico" a cui vanno dritte tutte. Un personaggio che a noi italiani piace, no?». Cosa attendersi dallo spettacolo odierno dello Strehler (ore 16, info: 848.800304)) dal titolo «Elio e il jazz da tre soldi»? Per scelta si è deciso di attuare una selezione dell'opera nella quale Elio canterà le arie più belle e significative e racconterà, tra un brano e l'altro, l'evoluzione della storia, ambientata in un universo di miserabili, poveri e prostitute della Londra dei primi del Novecento, con un chiaro intento di denuncia sociale. A dargli manforte, distillando riletture jazz con classe cristallina, il maestro Enrico Intra, milanese, classe 1935, uno dei nostri più stimati pianisti jazz, nonché direttore d'orchestra e compositore (ma anche fondatore del Derby Club!), alla testa di un ensemble davvero valido di cui fanno parte Humberto Amesquita al trombone, Giulio Visibelli al sax e al flauto, Lucio Terzano al contrabbasso e Tony Arco alla batteria. Non finisce qui.

A punteggiare lo spettacolo faranno capolino qua e là tutta una serie di immagini, particolari e disegni da opere del Realismo tedesco e contemporanee al testo rappresentato - scritto da Brecht nel 1928 - così da focalizzare nel miglior modo possibile l'epoca molto difficile (la Repubblica di Weimer) in cui operava il poeta, scrittore e drammaturgo di Augusta, tra i grandi «profeti teatrali» riconosciuti da Strehler e dai suoi successori al Piccolo Teatro.

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