“Crediamo seriamente di avere una responsabilità morale nel tenere il porno fuori dall’iPhone. Chi vuole il porno può comprarsi uno smartphone Android”: altri tempi quando c’era Steve Jobs, ma non è che Tim Cook la pensi diversamente. Solo che le regole del gioco sono cambiate, soprattutto in Unione Europa, ed ecco che anche per Apple arriva un momento, per così dire, storico: l'approvazione della prima applicazione pornografica su iPhone. Si chiama Hot Tub, ed è ora disponibile attraverso AltStore, uno dei marketplace alternativi all'App Store ufficiale di Apple che Cupertino ha dovuto obtorto collo accettare dopo le richieste dell’Ue a seguito dell’introduzione del Digital Markets Act. Ovvero la normativa volta a favorire la concorrenza nel settore tecnologico.
Il Digital Markets Act è stato concepito per contrastare il dominio delle cosiddette "Big Tech: aziende come Google, Apple, Meta, Bytedance, Microsoft e Amazon che gestiscono piattaforme digitali e fungono da intermediari tra utenti e servizi. Il DMA ha imposto loro di aprire i propri ecosistemi, ed Apple, storicamente nota per il suo rigido controllo sul negozio della app, ha dovuto adeguarsi. Ecco, dunque, perché marketplace indipendenti come AltStore, e l’approdo di Hot Tub sugli smartphone della Mela.
Ma di cosa si tratta? In pratica l’app dello scandalo (in molti sensi) è un aggregatore di contenuti per adulti che consente di cercare e riprodurre video da servizi come Pornhub e Xvideos. Il tutto, dicono gli sviluppatori, con la massima difesa della privacy e della sicurezza degli utenti, senza pubblicità invasive né sistemi di tracciamento. Questo non ha ovviamente evitato il disappunto e la manifesta contrarietà di Apple, che al riguardo ha rilasciato una dichiarazione: "Siamo profondamente preoccupati per i rischi per la sicurezza che le app porno hardcore di questo tipo creano per gli utenti dell'UE, in particolare i bambini. Questa app e altre simili mineranno la fiducia dei consumatori nel nostro ecosistema, per il quale abbiamo lavorato per più di un decennio per renderlo il migliore al mondo". Inutile per ora è stata una segnalazione inviata alla Commissione Europea, che non ha ricevuto risposta.
L’arrivo di Hot Tub è stato facilitato da Epic Games, ovvero l’azienda che ha creata uno dei videogame più popolari al mondo, ovvero Fortnite, e che da tempo accusa Apple di portare avanti politiche restrittive dell'App Store e un controllo eccessivo sugli sviluppatori. Sembra, insomma, un vero e proprio cavallo di Troia inviato da Tim Sweeney, il CEO di Epic, che supporta finanziariamente AltStore attraverso il pagamento della tassa che ogni marketplace alternativo deve versare ad Apple per ogni installazione di app effettuata tramite il proprio store. Tanto che l’abbonamento iniziale di un euro e 50 centesimi per Hot Tub è stato cancellato dopo il suo sostegno economico. Tutto questo mentre Google ha ristretto il campo operativo degli store di terze parti introducendo il concetto di "strong identity", pensato per garantire maggiore sicurezza agli utenti di applicazioni bancarie e di pagamento. Non è detto, però, che l’Unione Europea, non esprima la sua contrarietà anche a questo.
Intanto il caso Hot Tub apre un fronte importante per Apple, che sui servizi ha basato negli ultimi anni la fonte principale dei suoi ricavi monstre.
La sfida al potere di Cupertino è insomma è solo all’inizio, ma il rischio è che – se dovesse allargarsi il numero di app che rischiano di compromettere sicurezza e decoro degli Phone – alla fine saranno i consumatori a perdere la partita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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