Rivoluzione Arc, come funziona il browser che cambia il modo di navigare

Prodotto da una startup newyorkese, Arc ridisegna il concetto di navigazione online. Un browser altamente personalizzabile che mette l’utente al centro e che per alcuni media d’Oltreoceano sarà protagonista in futuro. Ecco cosa fa Arc

Rivoluzione Arc, come funziona il browser che cambia il modo di navigare
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Si chiama Arc e per il momento è disponibile soltanto per macOS e iOS, per poterlo usare su pc Windows sarà necessario attendere la fine del 2023. Arc ridisegna l’esperienza degli utenti online, mettendoli al centro e lasciando loro pieno potere nel decidere quali parti di una pagina web mettere in evidenza e in che modo. L’idea ha un seme rivoluzionario ma, ancora di più, traspare la volontà di mettersi in gioco in un mercato, quello dei browser, in cui Chrome (e Safari) la fanno da padrone soffocando ogni nuovo vagito. Secondo TheVerge, Arc è un browser eccellente e, aggiungiamo noi, anche se non sopravvivesse avrebbe il merito di mostrare un nuovo modo di navigare.

Il browser Arc ridisegna il modo di usufruire della rete, a cominciare dal fatto che consente di sovrapporre attività diverse, dando agli utenti la possibilità di continuare a lavorare mentre si naviga senza dovere passare da una finestra all’altra. A ciò si aggiunge la funzione Boost che permette di cambiare l’interfaccia grafica di un sito, nascondendo parti di pagine web oppure enfatizzandone altre oppure, banalmente, cambiando dimensione dei caratteri e font. L’obiettivo è quello di fare in modo che la navigazione si adatti all’utente e non viceversa, cosa che oggi è del tutto avulsa dalle logiche dei giganti (Chrome e Safari su tutti). Per andare incontro alle persone meno avvezze, ci sono dei template già pronti all’uso e che possono essere prelevati gratuitamente. Chi è più “smanettone” può disegnare il proprio template, ottimizzandolo secondo i propri gusti l’esperienza di navigazione.

The Browser Company, ossia la startup che produce Arc, rende disponibile il browser a chiunque volesse usarlo. Disegnato sull’architettura Chromium – ossia la medesima usata da Chrome – non si smarca da Google che usa come motore di ricerca predefinito. La startup newyorkese non segue quindi questioni legate alla privacy ma si concentra sul rapporto tra utente e navigazione. I fondatori di The Browser Company hanno nomi pesanti: Hursh Agrawal, Josh Miller e Darin Fisher. I primi due hanno co-fondato Branch, startup che forniva strumenti per la condivisione di link che è entrata a corte di Facebook nel 2014. Fisher è una delle menti che hanno dato vita a Netscape e ha un passato alle dipendenze di Google, laddove per anni ha seguito lo sviluppo di Chrome.

Nel 2020 la startup ha raccolto investimenti per 18milioni di dollari (16,2 milioni di euro) da diversi investitori e questo è indice di una certa fiducia da parte degli addetti ai lavori.

Tutto ciò da solo non basta a decretarne il successo anzi, cercare di guadagnarsi spazio in un mercato detenuto in gran parte da Google (in misura del 62,58% a giugno del 2023) appare persino impresa folle. Ma anche soltanto instillare nei big del settore la necessità di rivedere l’esperienza della navigazione online può rimanere negli annali.

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