Era sotto anestesia, l’infermiere la stupra

RomaDa un infermiere non te lo aspetteresti. E nemmeno da un carabiniere o da un professore. Eppure sono proprio loro i protagonisti degli ultimi casi di violenza sessuale. Firenze, Viterbo, Colleferro: storie di abusi odiosi su donne indifese su cui ancora si indaga.
L’infemiere capo dell’ospedale di Andosilla di Civita Castellana ha approfittato dello stato di torpore di una paziente indotto dall’anestesia per stuprarla mentre aspettava di riprendersi dopo essersi sottoposta ad un’endoscopia. È accaduto l’8 febbraio. La vittima, 38 anni, sposata e madre di due figli, ha raccontato nei dettagli agli investigatori il suo brusco risveglio dall’anestesia e ha riconosciuto in foto il suo aggressore, che è stato arrestato all’alba di ieri. Cinquantasei anni, anche lui sposato con figli, il caposala è entrato nell’ambulatorio dove c’era la donna con la scusa di inviare un fax e l’ha violentata mentre non era ancora del tutto cosciente. Inutile il tentativo della poveretta di divincolarsi e chiedere aiuto. «Mentre mi violentava diceva: “Questo ti piace?”», ha raccontato la vittima, che alla polizia ha anche descritto l’uomo: «Aveva i capelli grigi e indossava un camice bianco da infermiere». Un dettaglio importante, poiché nel reparto dove era ricoverata la signora lavorano soltanto infermiere. E poi la vittima ricordava perfettamente che, mentre era in sala d’attesa, quel tale era passato un paio di volte guardandola con insistenza. Il suo viso lo aveva visto bene e quando gli investigatori le hanno mostrato le foto del personale maschile lo ha riconosciuto senza esitazioni. Lui nega e continua a sostenere di essere entrato nel day hospital solo per inviare il fax.
A Firenze, invece, nei guai per un’altra presunta violenza che ricalca in modo sospetto quella denunciata a Roma da una detenuta qualche giorno fa, sono finiti ancora cinque carabinieri. Ad accusarli una donna di origine giordane che ha raccontato di aver subito gravi abusi durante una perquisizione alla ricerca di droga lo scorso settembre nell’abitazione del suo fidanzato. La violenza sarebbe avvenuta mentre il compagno era in un’altra stanza e ripetuta durante il trasporto in caserma sull’auto dei militari. Soltanto tre di loro sono finiti nel registro degli indagati, sugli altri due non è stato trovato alcun riscontro. Nessuna prova dello stupro sarebbe emersa dagli indumenti e dall’asciugamano che la donna aveva consegnato agli investigatori affinché rilevassero tracce della violenza: sui reperti ci sarebbe un dna diverso da quello degli indagati. Lei però avrebbe descritto un dettaglio della biancheria di un militare e riconosciuto i cinque in alcune foto.
Risale allo scorso gennaio, invece, l’episodio che ha fatto scattare i domiciliari per un insegnante di un istituto superiore di Colleferro, accusato da una sua alunna di averla molestata. È stata la stessa ragazza a confidarsi con altri insegnanti e con la psicologa della scuola. I primi approcci erano cominciati negli ultimi mesi dello scorso anno scolastico tramite Facebook.

All’epoca la giovane era minorenne e si era presa una cotta per il professore, tanto da accettare un incontro serale in macchina. In quest’occasione il docente avrebbe approfittato di lei. Le indagini hanno accertato che già in passato l’uomo aveva tentato approcci simili con altre alunne attraverso i social network.

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