nostro inviato a Erba (Como)
«Se ci fosse stato anche Carlo Castagna quella sera nellappartamento di Raffaella lo avremmo ucciso. Non sopportavamo nessuno di quella famiglia». È lultimo dettaglio choc, lultimo particolare agghiacciante che trapela dalla ricostruzione della strage di Erba fatta da Olindo Romano al gip Nicoletta Cremona che ha convalidato la detenzione della coppia assassina. Poi cè la frase della moglie Rosa: «Ho ucciso Raffaella perché avevo paura di lei. Era grande e grossa, io piccola e magra». Dettaglio anche questo. Come la premeditazione: i Romano avevano pedinato per un anno la famiglia che volevano massacrare.
Ma come reagisce Azouz Marzouk a questultima ventata dodio? «Per ora voglio solo stare in un po in pace. Voglio pensare a seppellire, venerdì o sabato in Tunisia, dipende da quando le bare potranno venire imbarcate, i corpi di mia moglie e del mio bambino. Poi starò un po' a Zaghouan. Con la mia famiglia, con le poche persone che, fin dall'inizio di questa brutta storia, mi sono state davvero vicino. Senza mai farmi domande, senza mai aver un dubbio su di me. Scrivere un libro su quanto mi è accaduto? Non è una cattiva idea, potrei pensarci».
Azouz Marzouk ha appena abbracciato suo cugino Omar che, con la moglie Wafa, è andato ad affiggere al cancello di via Diaz, tra i biglietti di dolore e di addio al piccolo Fefè, accanto agli animaletti di peluche e ai lumini, la sua lettera di saluto agli erbesi. Un gesto che il giovane tunisino aveva in animo di fare, dopo aver ricevuto, sabato, parecchie testimonianze di affetto e di solidarietà ai funerali della suocera, Paola Galli cui anch'egli, pur di fede musulmana ha voluto assistere. «... Scrivo queste righe con molto dolore - si legge tra l'altro - ma voglio esprimere il mio dispiacere per quello che è successo a me e alla famiglia Cherubini e Frigerio, nonché a papà Carluccio, Pietro e Giuseppe Castagna... sento la vostra mancanza e un vuoto incolmabile nella mia vita... Ringrazio tutta Erba che si è stretta attorno a me... Un abbraccio a tutti. Azouz Marzouk». Ha voluto lasciare anche un mazzo di fiori, Azouz: rose bianche, lilium e rami di palme, all'ingresso di quella che era la casa sua, di Raffaella e di Youssef. La casa de loro sogni, della loro felicità, dei loro progetti. E che in pochi minuti, quella sera dell'11 dicembre, è diventata la casa della orrore, la casa della strage, compiuta dai suoi vicini Olindo Romano e Rosa Bazzi. Squilla il cellulare: Azouz viene invitato a partecipare a Matrix, la trasmissione di Enrico Mentana. Presi gli accordi si scambia un'occhiata con il suo legale Pietro Bassi, il giovane avvocato erbese, con un passato nell'Arma, che nel 2005, lo ha assistito nel suo passo falso, quella storia di droga che gli è costata un anno di carcere e tanti sospetti.
Da allora l'avvocato Bassi è diventato per Azouz un amico, un confidente, un supporto prezioso anche e soprattutto in questo mese da incubo. «È vero - ammette Azouz - mi stanno invitando un po' dappertutto, e io sono un po' frastornato.
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