Erdogan bacchetta i giornalisti e le forze armate

Erdogan bacchetta i giornalisti e le forze armate

da Ankara

Sarà che ormai vede già il suo braccio destro Abdullah Gul conquistare la carica più alta della Repubblica, ma negli ultimi tempi il premier islamico moderato Recep Tayyip Erdogan ha decisamente alzato i toni. Si è tolto qualche sassolino dalle scarpe: ha criticato il capo dello Stato uscente, ha lanciato un monito alle Forze armate e ha attaccato la stampa. Al presidente, il laico Ahmet Necdet Sezer, ha detto: «Da fine luglio non fate altro che ostacolare il mio governo». Ai militari, garanti della laicità dello Stato e dunque contrari all’elezione di Gul: «Non interferite nella vita politica. Dovete restare al vostro posto». Ma sono i giornalisti, sembra, ad averlo irritato maggiormente.
Due sere fa, durante un talk-show televisivo di Kanal D, il primo ministro ha detto: «Purtroppo c'è gente che non sa cosa sia il pudore. Chi pensa certe cose dovrebbe rinunciare alla sua cittadinanza. Perché in questa nazione chi vuole può diventare presidente della Repubblica, lo possiamo diventare tutti. Se non è il suo Paese, allora che se ne vada dove può scegliere quello che piace a lui». Il destinatario è Bekir Coskun, noto editorialista del quotidiano Hurriyet, che il 15 agosto scorso in un articolo ha scritto: «Abdullah Gul è l’uomo che si è appellato alla Corte Europea per i diritti umani contro lo Stato turco a causa del velo islamico. Abdullah Gul non può diventare il mio presidente della Repubblica». E il primo ministro Erdogan gli ha detto che se non gli sta bene se ne può anche andare.
Oggi sarà pubblicata la replica ufficiale del giornalista al premier. Ieri, sul sito del quotidiano Hurriyet, Coskun si è limitato a scrivere: «Se io avessi commesso un reato, mi si potrebbe mettere sotto accusa. Ma se non ho commesso alcun reato, allora che cosa succede? Sono sempre stato un giornalista super partes. Dico questo al primo ministro. Lui ha detto che non ho pudore. Io non ho mai scritto nulla che sia fuori dalla decenza».
In realtà l'editoriale del 15 agosto era la risposta di Coskun per quello che era stato fatto nello stesso giorno al suo collega e amico Emin Colasan, una delle più note firme del giornalismo turco, che lavorava proprio a Hurriyet e che è stato licenziato in tronco. La motivazione ufficiale è stata un normale avvicendamento in redazione. La motivazione ufficiosa è che Colasan sia stato messo alla porta perché noto avversario del governo di Erdogan.


Coskun, nei giorni scorsi, aveva annunciato una sua probabile autosospensione dal quotidiano per solidarietà con il collega licenziato. Ma ieri ha fatto sapere che intende restare al suo posto, piaccia o no a Erdogan.

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