Il seguente articolo è multimediale: le parti in blu fanno riferimento a video e foto esclusivi
Simferopoli - «Gloria alla Russia», gridano i miliziani della Crimea marciando compatti verso il Parlamento della Repubblica autonoma occupato da uomini armati. (guarda il video)
E per la prima volta si sentono slogan «Putin, Putin», che inneggiano allo zar del Cremlino. A Simferopoli, capitale della Crimea, i filo russi mettono in scena le prove generali della secessione, che rischia di sfociare in guerra civile.
Ieri verso le 5 del mattino un commando di uomini armati occupa il parlamento ed il palazzo del governo poco distante. E subito issano la bandiera russa. «Li ho visti arrivare a bordo di due camion. Mascherati, vestiti di nero con gli anfibi, pistole e fucili di precisione, ben equipaggiati», racconta Mikail Azanov. Striscia di stoffa nera e gialla sul petto, i colori di San Giorgio, simbolo dei filorussi, vede come fumo negli occhi i rivoluzionari al potere a Kiev. Dopo aver occupato il Parlamento il commando ha fatto arrivare un autobus carico di sacchi pieni di armi e probabilmente munizioni. «Parlano russo e hanno occupato il Parlamento per far decidere al popolo della Crimea in che Paese vuole vivere e con quali leggi», sostiene Azanov. Il commando è composto da una cinquantina di uomini ben addestrati, ma potrebbero essere anche il doppio.
Poche ore dopo i filorussi arrivano a dar man forte ai separatisti armati. I cordoni della polizia che presidiano la zona vengono sfondati come il burro. (guarda il video) Da Sebastopoli arrivano a passo di marcia, inquadrati militarmente, i miliziani di «Samooborona» accolti da hurrà. Molti sono in mimetica e con i caschi. Solo nella città portuale, sede della base navale della flotta russa del Mar Nero, i volontari dell'autodifesa sarebbero già tremila.
Il Parlamento è circondato da barricate con sedie e pezzi di legno dove spicca un cartello con una scritta in rosso: «Crimea è Russia». (ascolta l'audio) La piazza si ingrossa e non mancano ex parà dal basco azzurro o le bandiere della flotta sovietica con la stella rossa e la falce e martello. Lungo le strade della Crimea, da Sebastopoli a Yalta, sono spuntati come funghi posti di blocco con miliziani in tenuta militare e ben organizzati. Non mancano le segnalazioni di movimenti dei blindati russi delle basi sul Mar Nero.
I tartari decimati da Stalin nel 1944 e fedeli al governo rivoluzionario di Kiev non si fanno vedere. Il giorno prima avevano messo in fuga i filorussi davanti al parlamento. Refat Chubarov, il loro leader, dichiara: «Hanno appiccato il fuoco prima a Sebastopoli e adesso nella capitale, così tutta la Crimea brucerà».
Nel pomeriggio arriva davanti al Parlamento un'enorme bandiera russa, che fa da volano ad un corteo diretto sul municipio. La polizia si scioglie di nuovo ed oramai presidia il centro in collaborazione con i miliziani di Samooborona. Il corteo inneggia alla Russia, a Putin ed ai Berkut, il corpo speciale del ministero dell'Interno sciolto dal nuovo governo di Kiev. In Crimea sono passati armi e bagagli con i controrivoluzionari, che vogliono unirsi a Mosca. Davanti al municipio i manifestanti ammainano la bandiera ucraina ed issano quella russa nel tripudio generale. (guarda il video)
Il Parlamento, nelle mani del commando, si riunisce per silurare il governo locale ed indire, con 55 voti su 64, un referendum che sarà l'anticamera della secessione. E si terrà il 25 maggio, lo stesso giorno delle presidenziali volute dai rivoluzionari.
All'esterno la folla esulta quando viene letto un decreto, probabilmente finto, del presidente deposto Viktor Yanukovich, che ha ottenuto la protezione di Mosca e si schiera con la Crimea. L'ordine è che Sebastopoli diventi il quartier generale delle forze armate della riscossa. La gente in coro risponde: «Hurrà».
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