Non solo i repubblicani inglesi (una minoranza che fa concorrenza ai panda), non solo gli spiritosi del Guardian che, in occasione della nascita del principino, hanno offerto due versioni ai lettori, «con» e «senza» royal baby, per chi volesse sapere tutto del figlio di William e Kate e per chi, invece, fosse già stufo ancora prima di scoprire il nome del futuro re d'Inghilterra. Ora anche gli scozzesi conducono una loro battaglia personale, anzi più che altro nazionale, contro il bebè reale. E dire che la Regina ha invitato il bisnipote a Balmoral (coi genitori, ovvio) per le vacanze, dopo avere minacciato di partire per la sua adorata tenuta in Scozia senza vedere il piccoletto, nel caso fosse venuto al mondo in ritardo rispetto ai suoi programmi estivi.
Il fatto è che l'arrivo del principe di Cambridge ha scoperchiato sentimenti antichi di astio perfino nei confronti della Corona: e dire che in tanti anni di battaglie per l'indipendenza, e dopo avere ottenuto dal governo di Londra il via libera per il referendum che si terrà fra un anno, nel settembre del 2014, gli scozzesi non si erano mai espressi in modo particolarmente negativo verso la monarchia. Un legame, quello con il trono, che non sembrava infastidirli, che non strideva contro il desiderio di autonomia: insomma indipendenti sul serio, ma ancora con qualcosa in comune con i cugini inglesi, cioè Sua Maestà a capo dello stato e la sterlina come moneta. E invece il piccolo George Alexander Louis ha fatto questo effetto agli scozzesi, oltre che indipendentisti li ha resi all'improvviso anche repubblicani, ansiosi di staccarsi da Londra quanto di liberarsi dei Windsor e di tutti i possibili successori. Il capo del governo di Edimburgo Alex Salmond, leader dello Scottish National Party, non è arrivato a spingersi a sostenere che il principino non debba diventare re di Scozia. Però lo ha fatto esplicitamente «Yes Scotland», raggruppamento di sigle di cui fa parte anche il partito del premier locale, nato proprio per alimentare l'orgoglio nazionale scozzese in vista del referendum dell'anno prossimo.
Il più scatenato è l'ex deputato laburista Dennis Canavan, presidente di «Yes Scotland» che per primo, fra i politici di spicco, ha osato mettere in discussione l'esistenza futura della monarchia. Secondo Canavan un capo dello stato per diritto ereditario, e non eletto, è «un affronto alla democrazia e un assoluto anacronismo in una democrazia moderna del ventunesimo secolo». Il figlio di William e Kate non dovrà regnare, non sugli scozzesi, almeno. Non è che Canavan abbia una antipatia speciale per il principino George, è proprio che non gli va giù l'istituzione della monarchia (anche se fino ad ora non l'aveva mai criticata).
È che il referendum del 2014 si avvicina, fra tredici mesi sarà la grande occasione per la Scozia per separarsi dopo secoli di legame con l'Inghilterra, e gli indipendentisti alzano il tiro: non più solo un distacco politico, amministrativo, fiscale, militare, ma anche formale, un taglio netto col simbolo dei simboli del Regno Unito, con ciò che appunto lo tiene «unito», cioè la Corona. Dopo il referendum sull'indipendenza, «Yes Scotland» chiede anche un'altra consultazione sulla forma dello Stato: per scegliere fra monarchia e repubblica.
Canavan non vuole passare per insensibile: «La nascita di un bambino è una grande occasione per ogni famiglia e mi congratulo con la famiglia reale per questo lieto evento» ha detto allo Scotland on Sunday, nella parte più diplomatica della sua intervista.
Insomma non è che sia un cafone, però «quanto alla possibilità che ci sia un altro Re Giorgio, è importante ricordare che la vera democrazia si fonda sulla sovranità del popolo, non sulla sovranità di qualsiasi monarca». Un terzo degli scozzesi sembra già dalla sua parte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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