Dodici anni fa in Florida un braccio di ferro infinito tenne gli Stati Uniti - e per certi versi anche il mondo - con il fiato sospeso. Dopo una lunga notte elettorale tutti andarono a letto senza sapere chi avesse vinto le elezioni. Dodici anni dopo Obama ha in tasca la rielezione e il secondo mandato alla Casa Bianca. Questa volta la Florida non è risultata decisiva. Eppure non sappiamo ancora chi abbia vinto nel Sunshine State. Ma com'è possibile un simile ritardo?
Facciamo un salto indietro. Nel 2000 il democratico Al Gore ottenne più voti popolari (51.003.926 contro i 50.460.110 di Bush) ma grazie al meccanismo di elezione indiretta la Florida fu decisiva. George W. Bush ottenne 271 Grandi elettori, uno in più del quorum richiesto (266 andarono a Gore) e divenne il 43° presidente degli Stati Uniti. Il distacco tra di due sfidanti, in Florida, fu risicatissimo: una manciata di schede, 537, pari allo 0,00009%, fece pendere l'ago della bilancia dalla parte del repubblicano. Ma ci fu una dura battaglia a colpi di carte bollate e ricorsi in tribunale, per moltissime schede contestate. Conteggio e riconteggio dei voti - inevitabile dato lo scarto più che esiguo - con Al Gore che chiese una verifica manuale, scheda per scheda, per colpa delle "punch card". In molti seggi, infatti, si votava senza scrivere il nome ma facendo un foro con un'apposita punzonatrice. Quel forellino, però, non sempre si era prodotto, in molti casi il quadratino non si era staccato ed era rimasto solo un segno sulla carta. Voto valido oppure no? Incredibile ma vero, l'elezione dell'uomo più importante del mondo era affidata a dei minuscoli tasselli di cartone.
Ci volle un mese di tempo per dirimere la vertenza legale. La Corte Suprema degli Stati Uniti (cinque voti contro quattro) diede ragione al governatore della Florida, Jeb Bush, che tramite il suo segretario di Stato, Katherine Harris, aveva decretato l'inammissibilità del riconteggio manuale, decisi, nel frattempo, da un giudice distrettuale. Con grande senso dello Stato Al Gore accettò il verdetto e la storia si chiuse con la conferma della vittoria di Bush.
Oggi, come dicevamo, la Florida non è stata decisiva. Obama ha vinto con o senza i grandi elettori di questo stato del Sud Est. Ma come si è orientato il voto a Miami e dintorni? Non si sa ancora. Stavolta la colpa non è dei coriandolini di carta e delle punzonatrici malfunzionanti. Il sistema di voto è stato cambiato, con ricorso, in molti casi, ai sistemi elettronici. Ma niente touchscreen (il tocco del nome del candidato su un monitor), ma una scheda cartacea normale che poi viene passata in uno speciale scanner che, con un lettore ottico, la legge. Doveva essere un sistema quasi perfetto. Ma i problemi ci sono stati anche stavolta, come dodici anni fa. I motivi? Qualcuno dà la colpa agli scrutatori poco esperti dal punto di vista tecnico informatico. Bisogna però tenere conto anche del fatto che la scheda elettorale era tuttaltro che piccola (dieci pagine, compresi i referendum). Un vero e proprio "libretto" da passare sotto lo scanner. Con tempi di voto - abbastanza lunghi - inevitabili. E altrettanto inevitabili code ai seggi.
Incredibile ma vero, in nove contee della Florida, compresa quella di Miami, la gente stava ancora votando dopo l’una di notte, mentre Obama pronunciava il discorso della vittoria. Secondo il racconto dei votanti e dei supervisori nei seggi, le attese in coda sono durate ieri fino a 6-7 ore. Gli ultimi exit poll della Cnn indicano Obama in lieve
vantaggio in Florida con il 49,86% delle preferenze contro il 49,29% di Rommey, una differenza pari ad appena 47.413 voti. Ma essendo lo scarto al di sotto della soglia dello 0,5% è necessario il riconteggio di tutti i voti nello Stato prima di assegnare la vittoria. La maledizione del voto in Florida continua.
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