
Parigi - Possibile che ci sia un sol uomo capace di tenere insieme la barca Ump? Liberali, centristi, chiracchiani e gollisti senza Sarkozy non ce la fanno. Neppure le primarie hanno risolto l'interrogativo: chi avrebbe guidato il primo partito della destra francese. Hanno chiarito solo che senza l'ex presidente non si va avanti; quasi non esiste il movimento, che nel nome porta la parola «Unione».
Dopo i risultati contestati delle primarie, ieri è arrivato il verdetto ufficiale della commissione nazionale dei ricorsi, che ha designato Jean-François Copé nuovo presidente Ump con 952 voti sull'ex premier. Ma lo scrutinio del 18 dicembre è ormai considerato pressoché inutile, pure dallo stesso Sarkozy. Troppe accuse di frodi reciproche, perfino quella di «mafia», secondo Fillon riferita ai metodi di propaganda di Copé. Il «neo presidente» è sospettato dal tesoriere Dominique Dord - che ieri si è tra l'altro dimesso dall'incarico, complicando ulteriormente la vicenda - d'aver utilizzato le casse del partito in favore della propria campagna per 200 mila euro. È in questo clima da guerra civile che svanisce lo spirito della prima consultazione democratica nel centrodestra francese. E che a gran voce i simpatizzanti dell'Ump invocano il ritorno del capo carismatico Sarko, chiesto dal 73 per cento. Ieri divenuto realtà.
Sarkozy «è il solo ad avere l'autorità sufficiente per fornire una via d'uscita», ha ammesso Alain Juppé, il quale, dopo aver proposto di guidare la fase provvisoria, ha gettato la spugna: «La palla passa a lui», Sarko. L'ex ministro degli Esteri ha provato per giorni a fare da arbitro tra le due anime in contesa: François Fillon rappresentante di una destra più vicina al centro, tradizionalista, e Copé, portabandiera della destra «senza complessi». Cioè capace di strizzare l'occhio alle idee del Front National in materia di immigrazione.
Sarkozy si è reso disponibile prima di partire per Shanghai. Salvare la faccia al partito è adesso l'obiettivo. Ma anche mettere al sicuro la propria eredità politica: il mix di liberali, centristi, ex chiracchiani e gollisti che hanno cominciato a insultarsi vicendevolmente da quando è diventato un «semplice» cittadino. Così ieri ha invitato Fillon a pranzo nel suo studio di ex presidente - un po' come succedeva quando l'ex premier era a Matignon - mentre i sarkozisti redivivi proponevano la soluzione di tornare al voto per eleggere il nuovo presidente, stavolta con più liste di candidati. La petizione «io voglio rivotare» promossa dalla ex portavoce di Sarko, Nathalie Kosciusco-Morizet, ha raggiunto 3.400 sottoscrizioni in poche ore. Lui stesso sarebbe favorevole alle primarie bis.
L'ex presidente della Repubblica ha provato a ristabilire l'ordine accettando prima la telefonata di Copé, definita «molto cordiale», poi mettendo in atto un silenzio perfettamente orchestrato dai suoi nell'Ump. In modo da lasciar bene intendere che, quando c'è di mezzo il capo, gli altri tacciono. Le cronache dello psicodramma neogollista hanno reso palese l'incapacità di fare sintesi da parte dell'attuale gruppo dirigente. Un tessitore di trame, un mediatore è dunque ancora necessario. A parte qualche defezione tra i pro Fillon, che annunciano l'uscita dal partito dopo la vittoria di Copé. Sarko pare abbia chiesto all'ex premier se l'alternativa fosse quella di far mettere i sigilli all'Ump. Fillon si è rivolto ieri alla magistratura portando gli ufficiali giudiziari nella sede. Non contento dello scambio di insulti con l'avversario, l'ex premier rifiuta anche l'imparzialità della commissione Ump, l'organismo interno al partito indicato tempo addietro, in era Sarkozy, dagli stessi militanti. Formalmente super partes, nel Cnr sono rappresentate tutte le anime politiche dell'Ump. La riconta è finita.
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