I tedeschi viaggiano all'italiana Treni in ritardo e aeroporti flop

Altro che puntualità. Le ferrovie di Stato si scusano e annunciano disservizi e cancellazioni per il Natale. Intanto chi sognava di volare da Berlino...

I tedeschi viaggiano all'italiana Treni in ritardo e aeroporti flop

È un altro mito che crolla. Sapete quella vecchia storia dei tedeschi puntuali, efficienti, prevedibili fino alla noia e oltre? Era una leggenda. O meglio. Forse era così una volta. Ma a furia di stare gomito a gomito nella Ue con quegli sciamannati dei greci e dei portoghesi -per non dire di noi italiani, modestamente- cominciano a perdere vistosamente colpi anche loro. Un po' dispiace, naturalmente. Erano il nostro inarrivabile modello, i capiclasse da sfottere e (sotto sotto) invidiare. Ma un po' consola constatare che anch'essi (come la Thatcher che preparava i panini per le sue guardie del corpo) nascondevano un volto umano.

Prendete i treni. I treni tedeschi, insieme con quelli svizzeri, erano puntuali come un orologio, giusto? E chi era più efficiente e impeccabile di un capostazione di Tubinga o di Lucerna? Per noi italiani, da sempre maltrattati da quella sgangherata diligenza delle Ferrovie dello Stato era un assioma. Be', non è più così. Come sia potuto accadere, loro stessi non sanno dire. Tutto è cominciato con qualche coincidenza saltata, con qualche ritardo di poco conto. Ed è finita con la Deutsche Bahn, l'equivalente delle nostre FS, che nei giorni scorsi ha dovuto chiedere scusa alla clientela spiegando a capo chino che quest'inverno, soprattutto durante le feste di Natale, quando il traffico aumenta sensibilmente, ritardi e cancellazioni saranno all'ordine del giorno. Colpa della Siemens, si dice, visto che un capro espiatorio bisogna pur trovarlo. Colpa del colosso dell'engineering teutonico, dicono alla Deutsche Bahn, e della sua clamorosa incapacità di rispettare i termini di una commessa che risale al 2008. Sedici treni veloci che dovevano essere consegnati a dicembre del 2011, per dare sollievo a una rete sempre più congestionata, ma la cui data di consegna era slittata al dicembre prossimo venturo. Ma non se ne farà niente. Ci sono problemi col software operativo e tutto è rimandato alle calende greche. E pazienza fossero solo i treni. La Siemens, ha rivelato la Bild Zeitung, ha avuto recentemente una perdita di 500 milioni di euro per avere sottostimato certi problemi legati alla costruzione di sottostazioni elettriche sulle piattaforme petrolifere nel Mare del Nord. Insomma, un disastro.

E non è che vada meglio nel settore aereo. Prendete l'aeroporto di Berlino Brandeburgo, quello che doveva essere il più grande, il più fico, il più tecnologico aeroporto d'Europa. Anche lì, una mala figura dopo l'altra dopo vent'anni di gestazione. Prevista per il 2007, l'inaugurazione del mitico hub è stata rimandata a giugno 2012, poi al marzo del 2013, anzi al 27 ottobre, ma forse sarà il 2014, chissà. Doveva essere il fiore all'occhiello dei politici locali, che sognavano di schiantare la concorrenza di Francoforte e di Monaco di Baviera. È diventato il loro incubo. I costi del mancato decollo sono stratosferici. Air Berlin, la seconda compagnia del Paese, ha dovuto cancellare circa un milione di prenotazioni; la Lufthansa fra 500 mila e un milione. Per non dire dei biglietti già venduti su tratte esotiche aperte per celebrare l'evento. L'impatto più devastante però è per le decine di piccole e medie imprese dei servizi e della distribuzione che hanno investito per operare dal nuovo aeroporto: per loro, le perdite sono stimate in milioni di euro di mancate entrate per ogni mese in cui Berlino Brandeburgo resterà chiuso. Insomma, un manicomio. Il motivo ufficiale dell'ennesimo rinvio è dato dalla mancata approvazione da parte degli ispettori antincendio dei sistemi di sicurezza. Ma non c'è niente che vada per il verso giusto, al Brandeburgo. Non funzionano le porte elettroniche, i banconi del check in, il sistema integrato dei computer, il nastro trasportatore dei bagagli viene messo in moto 2 volte la settimana per evitare che arrugginisca.

Insomma, un grande, meraviglioso casino capace di far rivoltare nella tomba il grande cancelliere Willy Brandt, alla cui memoria l'aeroporto della capitale (costo preventivato 2 miliardi e mezzo di euro) è intitolato.

Peccato però. Se anche i tedeschi cominciano a somigliarci, che gusto c'è?

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