Alla fine il dittatore Jorge Videla lo ha ammesso. Per la prima volta il militare argentino ha, infatti, detto apertamente che durante la dittatura in Argentina dal 1976 al 1983 sono state uccise fino a ottomila persone: "I loro corpi erano stati fatti scomparire per evitare proteste nel paese e da parte della comunità internazionale".
"Non c’era altra soluzione", ha dichiarato Videla che a 86 anni è detenuto in un carcere militare, dove sconta una condanna all’ergastolo. In una lunga intervista al giornalista Ceferino Reato, autore del libro Disposicion Final. La confesiòn de Videla sobre los desaparecidos che uscirà oggi nelle librerie del paese, Videla ha raccontato che la prima lista di persone da eliminare era stata stilata tre mesi dopo il golpe che lo portò al potere in Argentina. "Noi della giunta militare - ha raccontato l'ex militare - avevano concordato che questo era il prezzo da pagare per vincere la guerra contro la sovversione e che tale decisione doveva rimanere nascosta perchè la società non doveva accorgersene".
"Dovevamo eliminare un grande gruppo di persone che non potevano né essere portate in tribunale né uccise apertamente", ha infine affermato Videla secondo quanto riportato dauna anticipazione pubblicata dal quotidiano La Nacion.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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