È morto a Londra l’oligarca russo Boris Berezovsky (67 anni), nemico pubblico numero uno di Vladimir Putin. L'hanno trovato senza vita nel bagno di una delle sue case. Il decesso è stato reso noto da fonti della famiglia (che hanno parlato di morte improvvisa) e da uno dei suoi avvocati, Alexander Dobrovinsky. Non si esclude l'ipotesi del suicidio. Già influente oligarca e alto funzionario governativo, in un primo momento era considerato vicino all’attuale presidente divenendo però, a partire dal 2000, uno dei suoi più accaniti critici, fino a essere costretto all’esilio in Gran Bretagna, dove ottenne l’asilo politico nel 2003. In Russia lo accusavano di frode, riciclaggio di denaro e tentativo di rovesciare il governo: era stato condannato, in contumacia, per diversi reati. Ma lui si era sempre difeso parlando di volgari macchinazioni di Mosca. E contro il "totalitarismo" di Putin era arrivato a invocare un "colpo di stato".
Ascesa e declino
Nato a Mosca nel 1946, laureato in matematica, entrò in affari negli anni di Gorbaciov, nel 1989, commerciando le auto. Ma fu qualche anno dopo, con le privatizzazioni degli anni ’90, che si arricchì a dismisura. Entrato in politica, fu uno degli artefici della rielezione di Boris Eltsin nel 1996, divenendo una sorta di eminenza grigia del Cremlino. Vice consigliere per la sicurezza nazionale, partecipò attivamente ai negoziati con i ribelli ceceni. La sua stella continuò a brillare al punto che, nel 2000, fu uno dei "grandi sponsor" dell'ascesa politica di Putin. Ma l'idillio durò ben poco. Dopo alcuni mesi, quando il neo presidente decise di riprendere il pieno controllo sugli ormai potentissimi oligarchi, Berezovsky si trasformò in oppositore di Putin e, rifugiatosi a Londra, iniziò a foraggiare l'opposizione.
Il nome di Berezovsky era comparso diverse volte in concomitanza di alcuni "casi oscuri" tra Londra e Mosca, come la morte per contaminazione da polonio dell’ex agente del Kgb Alexander Litvinenko, di cui l'oligarca era intimo amico. Un altro uomo chiave nella biografia di Berezovsky era Roman Abramovich, prima pupillo e poi strenuo rivale. Nel 2012 Berezovsky aveva perso una causa intentata contro il proprietario del Chelsea, il collega miliardario russo Abramovich, per il risarcimento di oltre 5 miliardi di dollari. Il giudice aveva respinto una serie di accuse avanzate da Berezovsky, definendolo un testimone non credibile e condannandolo a pagare le spese legali per decine di milioni di dollari.
Secondo il Cremlino poco tempo fa l’oligarca aveva inviato una lettera a Putin, "riconoscendo di aver commesso numerosi errori" e di fatto chiedendogli perdono. Lo ha riferito il portavoce di Putin, Dmitri Peskov.
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