«Sono libera come in una gabbia» sospira Alma Shalabayeva nell'elegante casa a due piani, alle porte di Almaty, l'antica capitale kazaka, dove ha l'obbligo di dimora. Per la prima volta dalla vergognosa espulsione dall'Italia del 31 maggio, con la figlia Alua di 6 anni, la signora apre la porta ad un giornalista italiano, a fine mattinata del 2 agosto.
La villetta in mattoni rossi e tetto verde ha un balcone con delle colonne ed un ampio giardino circondato da alte mura di cinta. Quando arriviamo davanti al portone d'ingresso, in una strada stretta e polverosa, un Suv nero con i finestrini oscurati inchioda alle nostre spalle e due giovani dallo sguardo sospettoso cominciano a chiedere con durezza: «Chi siete, dove andate, cosa volete?».
Il primo pensiero è che si tratti di agenti in borghese del Knb, il servizio di sicurezza kazako, che vengono a farci la festa. L'interprete comincia a balbettare, ma a quel punto il portone si apre. Alma ci viene incontro e scopriamo che i due figuri sono suo nipote ed un autista. Gli unici che hanno accettato di darle una mano. «Gli amici di un tempo hanno paura. Li capisco - spiega la signora - Da quella collina mi hanno ripreso di nascosto quando sono stata deportata dall'Italia facendo girare il video in tutto il mondo. Da quel giorno temo di uscire. Sono sicura che hanno piazzato dei microfoni anche in casa».
La signora Shalabayeva, al centro del pasticcio kazako, è una moretta di bassa statura, che mantiene una riga di rossetto, ma porta sul volto i segni della tensione. In realtà nessuno ci ha fermato prima e dopo averla incontrata. E attorno alla dimora obbligata non si nota, a prima vista, alcuna sorveglianza.
Alma ci fa accomodare nel salotto di casa con un mobilio un po' antiquato. L'unico tocco di modernità è un grande televisore al plasma ed una macchinetta italiana per il caffè espresso.
Come ci sediamo spunta Alua, la figlia di 6 anni, espulsa con la madre dall'Italia. Treccine da bambina e occhi a mandorla parla bene inglese e dopo un attimo di timidezza si mette al piano per dimostrare che è piccola, ma ha talento. La madre gira le pagine degli spartiti portati da Roma. Dopo l'esibizione la piccola Alua vuole far vedere che sa pure cantare ed intona «era una casa molto piccina, ma era bella, bella davvero, in via dei matti numero zero».
Poi ci trascina in giardino per presentarci Sasha, il coniglietto bianco che adora. La madre si siede sul prato trattenendo l'emozione e ringrazia «l'Italia per aver cancellato la mia espulsione che era illegale». Poi lancia l'appello al nostro paese: «Fatemi tornare in Italia. Ho quattro figli che vivono in Europa. Voglio rivedere mio marito, che se venisse estradato rischia la vita e riunire la famiglia».
La signora considera «innocente» il consorte, Mukhtar Ablyazov, arrestato mercoledì in Costa Azzurra, su mandato Interpol. Nega che abbia rubato 6 miliardi di dollari dalla banca kazaka che guidava come presidente: «È tutta una montatura politica contro un oppositore». Ci mostra delle foto dei corpi di un ex ministro kazako, come Ablyazov, e le sue guardie del corpo freddati sul ciglio di una strada con le mani legate dietro la schiena.
In realtà il marito, che rischia l'estradizione in Ucraina nonostante la mobilitazione di Amnesty international e del suo avvocato che ha chiesto la scarcerazione, è almeno un Giano bifronte. Nel mondo e soprattutto a Londra aveva delle proprietà di gran lusso, ora in parte sotto sequestro, per 3,7 miliardi di dollari.
Prima che la stessa Alma ci concedesse il via libera per incontrarla avevamo individuato la casa dove abita a Karghaly, un sobborgo Vip a nord di Almaty, che sostiene sia dei genitori. Sull'elenco del telefono risultano al suo numero civico e quello prima i fratelli Syryim e Salim Shalabayev. Ablyazov sosteneva, per evitare il sequestro, che il primo fosse il vero proprietario di Carlton house a Londra, una dimora con parco da mille e una notte che vale 9,47 milioni di euro. L'altro cognato, secondo l'oligarca dissidente, aveva in locazione Alberts court, un appartamento della capitale inglese che vale 1,1 milioni di euro.
A Karghaly ci sono case da favola disegnate da architetti italiani e difese da sbarre di ingresso e vigilanti armati di kalashnikov. Nel mezzo del sobborgo sorge una specie di resort con piscina dal nome nostrano: «La felicità».
Nella villetta in mattoni rossi Alma vive con una domestica, la madre ed il padre malato di Alzheimer. Il nipote e un paio di uomini sono una specie di scorta disarmata.
In questi due mesi di residenza obbligata la signora Shalabayeva è stata interrogata un paio di volte dal procuratore. In una sola occasione «degli agenti dei servizi sono venuti a chiedermi come comunicavo con mio marito e se sapevo dove fosse - sostiene Alma - Non l'ho più sentito da quando se ne era andato da Roma, due-tre giorni prima del blitz. Spero nell'Italia, ma ho paura per il mio futuro».
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