La Corte suprema del Pakistan ha ordinato l’arresto del primo ministro Raja Pervez Ashraf con l'accusa di corruzione. In tutto sono sedici le persone di cui è stato chiesto l'arresto. Lo scandalo, che prende il nome di "Rental Power Case", riguarda l’utilizzo - alcuni anni fa - dei servizi di una compagnia turca per la centrale montata su una nave. Molte persone, fra cui Ashraf (all’epoca ministro dell’Acqua e dell’Energia) per quell'operazione avrebbero ottenuto tangenti.
Non è la prima volta che la Corte di Islamabad entra a gamba tesa in politica. Nel giugno scorso, infatti, aveva "sfiduciato" il primo ministro Yousaf Raza Gilani, ordinando al presidente Asif Ali Zardari di nominare un nuovo capo del governo. Gilani, ritenuto colpevole di oltraggio alla Corte, non aveva accolto le richieste dei giudici che gli avevano ordinato di chiedere alle autorità svizzere di riaprire le indagini sul presidente pachistano Asif Ali Zardari, sospettato (anche lui come oggi il premier Ashraf) di corruzione.
Politica, religione e pressioni esterne
Quando è stata diffusa la notizia dell'arresto, dalla piazza principale di Islamabad si sono alzate grida di giubilo di migliaia di manifestanti, radunatisi su appello del leader religioso Tahir-ul Qadri.
L'uomo, con doppia nazionalità, pachistana e canadese, è rientrato da pochi giorni da Toronto e chiede la dissoluzione del Parlamento e una rivoluzione pacifica "per mettere fine alla corruzione e all’incompetenza" della classe politica pachistana e democratizzare il Paese.
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