Quasi guerra tra Siria e Turchia Erdogan schiera missili e truppe

Da ieri i militari di Ankara possono sparare su soldati o mezzi siriani "che rappresentino una minaccia". Intanto Israele si rafforza sul Golan

Quasi guerra tra Siria e Turchia Erdogan schiera missili e truppe

La Turchia schiera truppe, batterie antiaeree e blindati sul confine siriano, mentre Israele rafforza le difese sulle alture del Golan temendo «attacchi del terrore o una guerra». Il conflitto, almeno quello segreto e clandestino, è già iniziato con operazioni sotto copertura e regolamenti di conti. Mercoledì a Damasco è stato ucciso un pezzo grosso di Hamas.

Il tentativo dell'Onu di formare un governo con rappresentanti del governo e dei ribelli per salvare la Siria sembra già morto, ancora prima di venir presentato sabato a Ginevra.

Dopo l'abbattimento del suo caccia da parte dei siriani, Ankara mostra i muscoli. Ieri mattina una colonna di una trentina di mezzi, comprese batterie missilistiche antiaeree, si è diretta verso il confine siriano. Il giorno prima erano stati segnalati altri movimenti di truppe. Secondo la stampa turca blindati e unità di fanteria si stanno dispiegando sul confine proprio nelle zone «calde», dove sono concentrati i 33mila profughi fuggiti dalla guerra civile. La colonna di ieri è partita dalla base costiera di Iskenderun, nella provincia di Hatay confinante con la Siria dove era stato abbattuto il caccia F4 turco in ricognizione. Il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha fatto cambiare le regole d'ingaggio. Le truppe turche sulla frontiera possono far fuoco su mezzi militari o soldati siriani che rappresentino «una palese ed imminente minaccia». Negli ultimi giorni, secondo Debka, il sito d'intelligence vicino agli israeliani, lo stesso Erdogan avrebbe insistito con il presidente americano Barack Obama per ripetere con la Siria il copione libico. L'abbattimento del caccia turco era il pretesto perfetto per scatenare un intervento della Nato, ma la Casa Bianca avrebbe sostenuto che non è ancora il momento.

In realtà i turchi stanno rispolverando il fallito tentativo di creare un corridoio umanitario, che avrebbe permesso ai ribelli siriani di controllare dei territori "liberati". Adesso Ankara lo chiama «corridoio di sicurezza».

Sul fronte sud anche Israele si sta mobilitando sulle alture occupate del Golan. Il generale Tamir Hyman, che comanda la 36ª Divisione, ha annunciato il rafforzamento delle difese. "Un attacco terroristico o una guerra (contro Israele) può capitare in qualsiasi momento" ha dichiarato l'alto ufficiale riferendosi alla Siria. Nel frattempo è già in atto un conflitto clandestino con operazioni coperte, da un parte e dall'altra. Mercoledì è stato ucciso nella sua abitazione di Damasco, Kamal Ranaja uno dei pezzi grossi di Hamas che ha trovato rifugio in Siria. Il comandante palestinese era il braccio destro di Mahmud al-Mabhuh, il capo militare di Hamas ucciso a Dubai, nel 2010, da un'operazione del Mossad. Secondo l'opposizione siriana il dirigente di Hamas a Damasco è stato eliminato dai fedelissimi del regime. Forse faceva il doppio gioco o era vicino ai Fratelli musulmani che stanno aizzando la rivolta armata.

Sul terreno si registrano solo ieri 69 vittime, metà delle quali civili. Si combatte anche a Duma, alle porte di Damasco. Non solo: la capitale è stata scossa dall'esplosione di due bombe nel parcheggio del palazzo di giustizia, simbolo del potere.

Con queste premesse si incontreranno sabato a Ginevra i rappresentanti della comunità intrenazionale, compresi russi e americani.

Kofi Annan, ex segretario dell'Onu, ha proposto un governo di coalizione fra membri del governo e uomini dell'opposizione senza i principali leader, a cominciare dagli Assad. La Russia che sembrava appoggiare l'idea sta facendo marcia indietro. E gli stessi ribelli fanno sapere che sono pronti a fermare il bagno di sangue, "a patto che cada il regime".

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