"Credo che l'opposizione siriana abbia bisogno di maggiori aiuti". Le parole sono del segretario di Stato americano, John Kerry, che ieri da Parigi ha fatto intendere di pensare a un approccio del tutto nuovo alla situazione siriana. E che oggi a Roma si è incontrato con il leader della coalizione d'opposizione, Moaz al Khatib.
Il tema centrale del confronto è stato proprio quello degli aiuti da concedere ai ribelli. Un incontro che ha anticipato quello con i Paesi amici della Siria a villa Madama. E che ha messo in chiaro la richiesta di un sostegno che sia anche militare, che porti alla caduta di Assad.
"Servono soldi e protezione" - ha spiegato al Khatib - per arrivare alla costituzione di un governo provvisorio nei territori in mano ai ribelli. Ma sarà impossibile farlo senza "una forza contraerea sufficientemente potente sia la protezione dei missili Patriot schierati alla frontiera turco-siriana". La Siria - ha detto - ha bisogno di "ogni mezzo per difendersi" e che Assad accetti la creazione di corridoi umanitari per le città più pesantemente provate dalla guerra civile.
Una richiesta non troppo velata, a cui Kerry ha risposto con la promessa di cibo e forniture mediche, senza citare forniture militari, specificando che quella degli Stati Uniti sarà "assistenza diretta non letale". Da Washington arriveranno 60 milioni di dollari, che serviranno proprio alla creazione di uno stato di diritto nelle zone liberate. Al Khatib ha risposto che se ai ribelli non arriveranno armi, è però necessario che cessino "i rifornimenti a Damasco con la scusa che si tratta di vecchi contratti".
Le promesse di Kerry non riguardano al momento gli armamenti, ma rappresentano comunque un notevole cambiamento nella politica degli Stati Uniti. In precedenza gli aiuti forniti non erano andati direttamente ai ribelli, nel timore che la componente di matrice islamica della ribellione siriana - più volte definita la più efficace tra le forze d'opposizione - se ne impossessasse.
Unanime la condanna al regime siriano da parte dei Paesi riuniti a Roma. William Hague, ministro degli Esteri britannico, ha ribadito che l'Occidente non può restare a guardare mentre "la crisi si aggrava e migliaia di vite sono in pericolo". John Kerry ha parlato di Assad come di "un leader disperato che ha sferrato attacchi feroci su Aleppo e usato missili scud, falciando vite innocenti". La Farnesina ha chiesto "un termine immediato ai bombardamenti indiscriminati contro le aree popolate perché si tratta di crimini contro l'umanità" e auspicato la creazione in tempi rapidi di "un organo esecutivo provvisorio" nella Siria in mano ai ribelli.
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