Ammettiamolo: un po'di fastidio glielo diamo. Altrimenti non si spiegherebbe perché, con una decisione, un tantino sconcertante, ma da tempo nell'aria, il governo svizzero ha deciso ieri di limitare per un anno l'immigrazione proveniente dai Paesi dell'Unione europea. Quindi Italia compresa.
I governanti elvetici hanno infatti annunciato a Berna di voler attivare la speciale «clausola di salvaguardia», provvidenziale (per loro), prevista dagli accordi bilaterali sulla libera circolazione tra la Svizzera e l'Unione Europea. Di conseguenza: «Nei prossimi dodici mesi, i cittadini degli Stati dell'Ue avranno un accesso limitato al mercato del lavoro svizzero», si legge nel comunicato ufficiale pubblicato a Berna. Il contingentamento degli ingressi riguarda i permessi di dimora B (lunga durata) per i cittadini dell'Ue-17 (tra cui l'Italia) e dell'Ue-8 (Europa dell'est).
In buona sostanza l'incubo per la Svizzera è quello di sempre: lunghe colonne di profughi che, spaventati dalle violenze e dalle sempre più precarie condizioni economiche, possano, prima o poi, cercare riparo al di là del confine elvetico. Uno scenario nemmeno tanto da fantascienza, se è vero come è vero, che, nel passato mese di settembre i reparti dell'Armata rosso-crociata impegnati nelle grandi manovre (più o meno 2000 uomini) hanno dovuto fare fronte a uno scenario fino ad ora mai pianificato dagli strateghi dello Stato maggiore: l'implosione dell'area euro, con il susseguente caos in Nord Italia e in Francia. Rispondendo al settimanale Der Sonntag, che ha reso noti i dettagli dell'esercitazione, il ministro della difesa Ueli Maurer aveva sottolineato con queste parole la sua preoccupazione: «Non escludo che nei prossimi anni avremo bisogno dell'esercito. Non solo perché la situazione sociale del resto dell'Europa si fa sempre più precaria. Ma anche perché gli Stati dell'area, sotto il peso della crisi finanziaria, rinunciano a rinnovare strategie ed armamenti».
Una premessa che ha spinto i militari svizzeri ad annunciare un piano per la formazione di quattro battaglioni di polizia militare pronti a presidiare le frontiere e a valutare stanziamenti cospicui sul fronte della Difesa per i prossimi anni : cinque miliardi di franchi ogni 12 mesi, necessari a mantenere una forza da 100 mila uomini oltre ai denari necessari per l'acquisto dei nuovi costosi aerei da combattimento, gli svedesi Gripen (Grifone).Giusto per dovere di cronaca corre l'obbligo di registrare che, davanti al «colpo di scena», l'Ue «deplora la decisione della Svizzera di continuare con le limitazioni quantitative adottate lo scorso anno nei confronti di 8 stati membri e di estenderle ai cittadini degli altri stati membri». Così si è espressa l'Alto rappresentante Ue Catherine Ashton, ricordando la «grande importanza della libertà di circolazione» e aggiungendo che «le misure adottate dal governo svizzero sono contrarie all'accordo sulla libera circolazione delle persone, perché fanno differenza tra gli stati membri». «Non è un atto ostile verso l'Unione Europea», ha rassicurato da parte sua la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga, annunciando l'attesa decisione in una conferenza stampa. «Siamo amici e lo resteremo».
Finora la clausola era stata attivata una sola volta, nel Maggio dell'anno scorso e solo per i Paesi dell'Europa dell'Est (Ue-8), ovvero per i cittadini provenienti da Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria (Ue-8).
Adesso, la misura è stata estesa ai Paesi dell'Ue-17 che comprende gli Stati dell'Europa occidentale e meridionale: Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia.Dal primo Maggio 2013, il contingentamento dei permessi di soggiorno di tipo B (della durata di cinque anni) proseguirà per i cittadini di otto Stati dell'Europa orientale
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