Qualche mese fa non aveva esitato a pubblicare le sue foto a seno nudo e poi a spogliarsi davanti a una moschea per protestare contro i salafiti. Ma ora Amina Sboui, la ragazza tunisina diventata simbolo delle Femen ha deciso di lasciare il collettivo, definendolo islamofobo e sollevando dubbi sulle fonti di finanziamento.
Alla ragazza, tornata in libertà dopo due mesi di prigione, non sono andate giù alcune azioni del movimento: "Non voglio che il mio nome sia associato ad una organizzazione islamofoba. Non ho apprezzato l’azione di ragazze che gridano Amina Akbar, Femen Akbar davanti all’ambasciata di Tunisia in Francia o quando hanno bruciato la nostra bandiera davanti alla Moschea di Parigi. Questo tocca molto i musulmani e molti i miei parenti. Bisogna rispettare la religione di tutti", ha detto all'Huffington Post Maghreb. E accusa: "Non conosco le fonti di finanziamento del movimento. Ho chiesto, ripetutamente, a Inna (Shevchenko, leader del movimento nato in Ucraina, ndr), ma non ho avuto delle risposte chiare. Non voglio più fare parte di un movimento dove c’è del denaro dubbio. E se fosse Israele a finanziarlo? Lo voglio sapere".
Immediata la risposta di Inna Shevchenko, secondo cui la ragazza sarà
strumentalizzata dagli islamisti: "Amina non ha tradito Femen, ma le migliaia di donne che si sono mobilitate per reclamare la sua scarcerazione durante la campagna Free Amina e grazie alla quale è, attualmente, libera".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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