I 7 motivi per cui la Francia non può farci lezione

In clamorosa crisi di consensi, il governo transalpino getta fango sull'Italia. Ma prima di puntare il dito dovrebbe riflettere: dalla gestione dell'immigrazione al dossier Brigate Rosse, c'è tanto di cui discutere

I 7 motivi per cui la Francia non può farci lezione

Clima di altissima tensione tra Francia e Italia sul dossier migranti. Il ministro dell'Interno francese Gerald Darmanin ha puntato il dito contro il premier Giorgia Meloni, definendolo "incapace di risolvere i problemi migratori". Un attacco frontale, offese inaccettabili che hanno spinto il ministro degli Esteri Antonio Tajani ad annullare la missione a Parigi. "Non è questo lo spirito con il quale si dovrebbero affrontare sfide europee comuni", la posizione del titolare della Farnesina.

Sulla stessa lunghezza d'onda Matteo Salvini: "Non accetto lezioni sull'immigrazione da chi respinge in Italia donne, bambini e uomini, continuando invece ad ospitare assassini e terroristi che in Italia dovrebbero tornare". Il j'accuse firmato Darmanin è un chiaro sintomo delle difficoltà del governo transalpino, in clamorosa crisi di consensi e alle prese con reboanti contestazioni per la riforma delle pensioni. Una cosa è certa: la Francia è l'ultimo Paese che può farci lezione.

Brigate rosse

Come evidenziato da Salvini, la Francia ospita assassini. Il riferimento è agli ex terroristi rossi arrestati nel 2021. La Corte di Cassazione transalpina lo scorso 28 marzo ha confermato il rifiuto della Francia all'estradizione dei militandi di estrema sinistra, in gran parte legati alle Brigate Rosse. Da Giorgio Pietrostefani (condannato per l'omicidio Calabresi) a Marina Petrella, i dieci criminali vivono Oltralpe da decenni e potranno continuare a godere dello status privilegiato. "I rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione famigliare stabile (…) e quindi l’estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e familiare", la motivazione dei giudici. Dimenticando tutte le vittime dell'odio rosso, mariti e padri di famiglia assassinati brutalmente senza mai una parola di ravvedimento. Ed è impossibile non citare la dottrina Mitterrand, che trasformò il suo Paese nel rifugio prediletto dei terroristi, Cesare Battisti compreso.

Terrorismo

Gli attentati del 13 novembre 2015, il macabro attacco alla sede di Charlie Hebdo, o ancora l’attacco di Nizza del 14 luglio 2016. La Francia fa la morale a tutti, ma si è dimostrata assolutamente disarmata nell’affrontare la minaccia Isis. Il Paese ha evidenziato grandi difficoltà nel contenimento degli attacchi, anche a causa di strumenti giuridici insufficienti. Ma non solo. La Francia è il Paese maggiormente interessato in Europa dal fenomeno dei foreign fighters, “ospitando” il 35 per cento delle donne e il 40 per cento dei “convertiti”.

Dossier Libia

Nel marzo del 2011 la Francia, con il sostegno di Usa e Regno Unito, danno il via libera alla campagna che porterà alla caduta di Gheddafi in Libia. Una vera e propria guerra con ripercussioni devastanti per gli equilibri nella regione. Anche perché tutti, Parigi in testa, agiscono senza avere un piano per cestire il caos che la caduta del regime avrebbe causato. Un pasticcio clamoroso orchestrato dall’allora presidente Nicolas Sarkozy per un Paese affamato di uranio – strategico per il nucleare – senza dimenticare il petrolio.

Respingimenti e rimpatri migranti

Darmanin ha usato parole forti per condannare la gestione dell’immigrazione del governo italiano, ma evidentemente l’autocritica non è tra i suoi punti di forza. La Francia con lui agli Interni ha registrato il picco di immigrazione illegale, nonché il record storico di permessi di soggiorno. E i rimpatri? Un ruolino tutt’altro che decente: tassi peggiori della gestione Hollande. Ma non è tutto. Le contraddizioni del sistema di accoglienza francese sono visibili ad occhio nudo, basti pensare ai migranti permanenti che stazionano nelle periferie. Le contromisure? Tante belle parole, il muro al confine italiano di Ventimiglia e donne e bambini respinti a Claviere.

Industria

Perché la Francia può difendere le aziende dai take over stranieri, mentre l’Italia ha le mani legate dall’Europa? Questa è una domanda che tanti si sono posti negli ultimi anni, complice l’arroganza tracotante dell’Eliseo. L’asse franco-tedesco ha permesso l’imposizione delle proprie regole del gioco a livello industriale, tra investimenti nei settori strategici, il sostegno ai gruppi privati tramite incentivi pubblici e l’introduzione delle Golden Share.

Energia

Il dossier energia rappresenta un’altra tegola per Parigi. Già protagonista di una presunta minaccia di stop delle forniture di elettricità all’Italia nell’estate del 2022, la Francia deve fare i conti con il flop del modello energetico targato Macron. Nel 2022 la produzione di energia nucleare ha toccato un minimo di trent’anni. E la stretta sulle forniture ha giocato un ruolo imponente, tanto da spingere l’Eliseo a ipotizzare black-out generalizzati per il 60% della popolazione. I prezzi dell’energia elettrica hanno toccato una serie di massimi storici, causando non poche difficoltà a famiglie e imprese.

Violenze della polizia

Dai gilet gialli alle manifestazioni contro la riforma delle pensioni, il popolo francese da anni protesta contro il governo. Gli esponenti dell’esecutivo transalpino sono bravi a chiacchiere, ma i fatti raccontano altro. Anche perché spesso la gestione delle proteste sfocia in violenze contro i manifestanti: tante le denunce raccolte dalle associazioni, molti i casi limite.

In particolare, ha fatto discutere l’utilizzo dei proiettili in gomma LBD da 40 millimetri, le armi non letali date in uso alla polizia. Secondo quanto reso noto da “Desarmons-les”, nel 2018 sono stati registrati almeno 17 feriti in condizioni di disabilità.

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