Ci sarà un motivo perché in Piemonte da generazioni il quotidiano La Stampa è chiamata con un appellativo, La Busiarda (La Bugiarda), che non lascia spazio a dubbi sul giudizio che di lei hanno i suoi lettori. Il suo direttore, Andrea Malaguti, ieri ci ha riservato un trattamento stile picchiatori Casapound con i giornalisti ficcanaso: botte, minacce e insulti a go-go. Sì, in effetti siamo ficcanaso e ieri l'altro lo abbiamo ficcato come ben raccontato da Luigi Mascheroni e Domenico Di Sanzo nell'ennesimo rapporto pagato dall'Unione Europea sulla mancanza di libertà di informazione nell'Italia meloniana. Per scoprire che era stato compilato non sappiamo se dietro pagamento - su pareri solo di giornalisti che lavorano in testate dichiaratamente critiche e ostili al governo di centrodestra, tra cui appunto La Stampa. Che è un po' come chiedere a un tifoso della Roma un parere sulla Lazio e spacciarlo per verità assoluta. Di più, tre di quei giornalisti hanno dato poi conto sulle loro testate del risultato senza avvisare i lettori che era compilato da loro stessi, insomma una patacca bella e buona. Trovo paradossale che un giornale, La Stampa così come la Repubblica, il Domani e il Fatto, che lamentano la mancanza di libertà di stampa, vogliano impedire a noi di raccontare la pura verità per altro non smentibile visto che i nomi dei colleghi arruolati altro che liste di proscrizione de Il Giornale sono stampati in bella vista nel medesimo rapporto. Abbiamo fatto cronaca, solo cronaca, e a volte capita che facendola si scopra che il diavolo ha fatto la pentola ma si è scordato il coperchio. Beccati con le mani nella marmellata, i colleghi si indignano e si ergono loro a censori. Non è una situazione piacevole, li capiamo.
E rispettiamo la loro libertà di continuare a parlare male di questo governo e pure di noi, così come La Stampa è sempre stata libera di nascondere le magagne della famiglia Agnelli ieri ed Elkann oggi, la Repubblica di buttare al macero decine di migliaia di copie fresche di stampa per un articolo non gradito al suo editore. In altre parole La Stampa è libera di non essere libera, ma che la smetta di dare lezioni di libertà a noi, che oltre che Busiarda diventa pure ridicola.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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