La campagna di Forza Italia sulle note dei Ricchi e Poveri: "Noi l’unico partito del Ppe"

Il segretario Tajani celebra la kermesse "pop" di Roma: "Siamo tutti eredi di Berlusconi"

La campagna di Forza Italia sulle note dei Ricchi e Poveri: "Noi l’unico partito del Ppe"
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C’è un momento, al PalaTiziano, in cui Antonio Tajani quasi cede alla musica dei Ricchi e Poveri e accenna a ballare, sulle note di «Che sarà». «Sono stonato», ha avvisato sul podio tondo, presentando i due Angeli, «ambasciatori del bel canto e quindi del Made in Italy». Poi si fa trascinare, con le circa 2.500 persone che trasformano il piccolo stadio di Nervi in una discoteca. D’altronde, ai suoi lati la moglie Brunella e la ministra per le Riforme Elisabetta Casellati già cantano senza freni «Mamma..ma..mamma Maria».

È una festa-spettacolo la convention elettorale per Tajani capolista alle Europee di giugno in tutte le circoscrizioni tranne le isole. L’inno di Mameli lo canta Serena Autieri, che prosegue con Volare, Il mondo..Ballano forsennati sui gradoni gli azzurri in t-shirt con foto del leader di Forza Italia, le bandiere sventolano al ritmo dell’ultimo successo a San Remo dei R&P, «Ma non tutta la vita». Partecipano Lotito, Craxi, Barachini, Polverini, Battistoni, anche i parlamentari più compassati come Zanettin. La candidata Alessandra Mussolini fa il suo show con un’aureola luminosa formata dai “santini” elettorali con il suo nome e quello di Tajani.
«E che c’è di strano? - chiede Alessandro Sallusti, nel suo editoriale più difficile - Questo partito è nato su una canzone, è il primo che ha messo la politica in musica e se fosse qui il presidente Silvio Berlusconi aggiungerebbe qualcosa». Il direttore del Giornale ricorda le intuizioni del Cav su Turchia e Russia, che se portate in Europa non avrebbero cercato di dominare a modo loro, parla di un’Europa in cui l’unione deve salvare le identità nazionali.
Poco prima, nello stadio dove da ragazzo giocava a basket Maurizio Gasparri ha fatto alzare tutti in piedi per un minuto di silenzio per ricordare gli eroi della legalità uccisi dalla mafia a Capaci. Al momento del discorso di Tajani, il tifo si fa da stadio.

«An-to-nio, An-to-nio!», ritmano i giovani azzurri. Lui li ferma, abbassa i toni, come sempre. Spiega lo slogano scritto sulle bandiere, attorno al podio luminoso: «Siamo una grande forza rassicurante, al centro dell’Europa. Una forza che guarda al futuro con ottimismo che, come diceva Berlusconi, ha il sole in tasca. Siamo leali con gli alleati del centrodestra ma diversi, vogliamo essere il centro di gravità permanente’, come cantava Battiato. Siamo l’unico partito del Ppe, la maggiore famiglia senza la quale non si può governare l’Ue, i popolari esprimeranno presidente della Commissione, del parlamento, più presidenti di ogni altro. Se conteremo di più, conterà di più l’Italia». Sulle alleanze non si sofferma, ma solo poche ore prima, in un incontro elettorale all’hotel Millennium di via Veneto, Tajani ha ribadito che anche dopo l’estromissione di AfD un accordo con il gruppo di Marine Le Pen non è possibile. Comunque, non si otterrebbe una maggioranza, come dice Matteo Salvini.

Nel 2017 lui è stato eletto presidente dell’Europarlamento con i voti di popolari, liberali e conservatori sconfiggendo la sinistra. «Nessuno ci può insegnare come si fa.
Questa è la maggioranza ideale ma in ogni caso ci sarà il Ppe e il voto per Fi è utile».

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