La coerenza di Meloni al voto europeo

Cosa è accaduto in Parlamento Europeo per il rinnovo della carica di Ursula von der Leyen

La coerenza di Meloni al voto europeo

Gentile Direttore Feltri,
dobbiamo riconoscere la coerenza e la serietà dei rappresentanti europei di FdI che hanno votato contro la Von der Leyen quale presidente di una Commissione europea con programma e sostegno di verdi e socio comunisti. Un comportamento diverso sarebbe stato scusabile solo con evidenti contropartite chiare e che riconoscessero pubblicamente e senza inciuci l'importanza dell'Italia quale Stato fondatore indipendentemente dal tipo di governo. Ciò non è stato e le conseguenze erano ovvie. Però, come dice il proverbio: «Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi», si tratta solo di saper aspettare gli effetti della pronuncia della Corte Ue in primis e a seguire quella del tribunale di Liegi. Potrebbe anche succedere di dover rivotare, e come ha detto in conferenza stampa Procaccini, potrebbe succedere come cinque anni or sono, quando i verdi votarono contro e videro le proprie proposte portate avanti, oggi potrebbe succedere lo stesso per Fratelli d'Italia. Coerenza e serietà prima o poi vengono riconosciute e premiate e ciò a cura degli elettori che non dimenticano.
Fulvio Bellani

Caro Fulvio,
non nutrivo alcun dubbio riguardo la posizione di Fratelli d'Italia riguardo la votazione di giovedì scorso. E questo perché ho una profonda fiducia nei confronti di Giorgia Meloni, la quale non è incline al compromesso quando sono in ballo lealtà e rispetto dei cittadini nonché coerenza e trasparenza, quella trasparenza di cui Ursula è stata accusata di essere sprovvista. Non è un fatto di poco conto che questa signora, appena 24 ore prima del voto espresso dal Parlamento europeo per la sua rielezione a capo della Commissione, sia stata condannata poiché ritenuta rea di avere in malafede cancellato, ovvero censurato, parti salienti dei contratti sui vaccini, contratti stipulati tra Ue e case farmaceutiche e pubblicati soltanto dopo l'intervento di questa manina magica che ha provveduto ad eliminare quello che, secondo la signora tedesca, doveva essere nascosto in quanto, evidentemente, scomodo. Peccato che esistano però degli obblighi di trasparenza nei confronti dei cittadini, i quali devono essere informati e non ricevere informazioni scremate e depurate da Von der Leyen, la quale non è il duce europeo. Tale sentenza avrebbe dovuto quantomeno indurre i partiti a riflettere in maniera seria sull'opportunità di eleggere un personaggio compromesso a tal punto, colpevole di avere tradito la fiducia su cui si basa il rapporto tra cittadini e istituzioni. Invece, non soltanto questo non è avvenuto, ma la sinistra si è scagliata contro la premier Giorgia Meloni tacciandola di avere indebolito l'Italia negando ad Ursula il voto a favore. Tuttavia, Meloni non è a Von der Leyen che deve rispondere bensì agli italiani, in quanto eletta dal popolo sovrano italiano. E questo vorrei che fosse chiaro anche ai progressisti, sempre pronti a svendere la patria per un pugno di mosche. Io credo proprio che quello che davvero infastidisca la sinistra non sia tanto la circostanza che Meloni non sia stata pro-Ursula quanto il fatto che, ancora una volta, Meloni abbia compiuto qualcosa in controtendenza, qualcosa nel rispetto degli elettori. Questa virtù di Meloni, emersa anche durante la pandemia, quando da sola si è mantenuta salda all'opposizione, sono certo sia l'elemento che più disturba di lei, dal momento che rende ancora più evidenti opportunismo, spregiudicatezza, disprezzo della democrazia, disonore dei suoi avversari, i quali tuttavia dovranno farsene una ragione. Meloni non si abbasserà mai al loro livello al fine di farli sentire più a loro agio.

Io non penso affatto che la posizione dell'Italia in Europa sia stata indebolita a causa della decisione di Meloni di non sostenere Ursula. Tutt'altro. L'Italia ne esce rafforzata. Meloni ha mostrato e dimostrato che il nostro Paese, dopo anni di sudditanza, è consapevole del proprio ruolo e del proprio peso all'interno dell'Unione medesima e che non accetta, né accetterà mai, di piegarsi, di soggiacere, di adeguarsi a soluzioni e proposte che non condivide o che lo danneggiano. Era ora di assumere tale consapevolezza. Meloni ha altresì affermato il primato del popolo il cui interesse viene ben prima degli interessi personali o di partito.

Insomma, Meloni giovedì ha tenuto una lezione di democrazia, che per la sinistra è indigeribile. Quella sinistra che non ha commentato nemmeno con una sillaba la sentenza di condanna inflitta a Ursula per mancanza di trasparenza ma che pure ha preso la parola per redarguire Meloni la quale si è rifiutata di premiare la condannata regalandole un altro mandato. Una scelta coraggiosa e dal valore fortemente etico. E sai anche perché? Perché era sicuro che Ursula ce l'avrebbe fatta anche senza i voti di Fratelli d'Italia, partito al quale allora sarebbe forse convenuto adeguarsi e farla finita, salendo sul carro dell'eletta. Invece no. Ha prevalso l'esigenza di non dare il voltafaccia all'elettorato, regalando la fiducia a un esecutivo europeo che coltiva un programma di estrema sinistra, basato su ambientalismo ideologico e altre schizofrenie care ai comunisti.

Il messaggio di Meloni è più o meno questo: Von der Leyen vinca

pure ma senza il nostro appoggio, non abbiamo bisogno del favore di Ursula per fare valere l'Italia e le istanze del suo popolo all'interno delle istituzioni europee e di un'Europa unita di cui siamo tra i Paesi fondatori.

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