Divieto totale di fumo: corre l'euro-diktat. Cosa può fare il Parlamento Ue

Via libera del Consiglio Ue alle raccomandazioni con i divieti su fumo e svapo all'aperto. Ora il dossier passai ai rappresentanti del popolo nell'Eurocamera

Divieto totale di fumo: corre l'euro-diktat. Cosa può fare il Parlamento Ue
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Il dossier proibizionista ora passa al Parlamento Europeo. Ovvero, all'ultima frontiera disponibile per arginare la deriva illiberale sui nuovi divieti di fumo e svapo anche all'aperto: nelle fermate dei mezzi pubblici, nei parchi e finanche dei dehor dei locali. Nei giorni scorsi, il Consiglio dell'Unione Europea a guida ungherese ha dato il via libera alle discusse raccomandazioni in materia, già al centro di forti proteste da parte di esercenti e rappresentanze datoriali in tutto il Continente. Il timore è infatti che quelle indicazioni possano avere conseguenze socioeconomiche negative per gli Stati membri con una forte vocazione turistica, come l'Italia. Per il momento, tuttavia, l'Ue ha ignorato quei segnali d'allarme e ha deciso di tirare dritto, evitando qualsiasi dibattito sul tema.

Adesso tocca agli europarlamentari decidere se confermare o rivedere quell'approccio poco democratico, che rischia peraltro di vanificare anche i giusti sforzi sulla lotta al fumo (rispetto alla quale proibizioni e diktat hanno già dimostrato di fallire). Il 27 novembre prossimo, toccherà infatti al Parlamento Europeo discutere la propria risoluzione sulla materia. Per la prima volta saranno quindi i rappresentanti eletti direttamente dai cittadini europei a dire la loro sulle nuove restrizioni, assumendo posizioni che gli esercenti europei auspicano possano essere quanto più sostanziali possibile. L'auspicio è che gli esponenti politici più vicini ai territori tengano quantomeno in considerazione le perplessità sui rischi economici espresse dal mondo delle imprese e dalle associazioni di categoria del settore ristorazione e ospitalità.

All'Eurocamera ci si aspetta che a farsi sentire siano soprattutto quanti si sono sempre detti contrari a una certa agenda ideologica nelle istituzioni Ue. Proprio quell'impostazione, del resto, aveva fatto sì che rimanessero inascoltate anche le rimostranze formali sollevate da uno stretto gruppo di Paesi, tra cui l'Italia, per segnalare a Bruxelles le incongruenze formali e sostanziali della proposta della Commissione. A prevalere sinora è stata invece la linea dei burocrati, favorita da un'accelerazione dei tempi avvenuta sotto la presidenza ungherese di turno al Consiglio europeo. Il sospetto di alcuni addetti ai lavori è che su queste dinamiche abbia pesato anche l'ormai prossimo voto sui Commissari Europei, tra cui quello di nomina ungherese, le cui competenze dovrebbero essere proprio in materia di salute.

Come vi avevamo già raccontato su queste pagine, le attuali raccomandazioni non sono vincolanti dal punto di vista giuridico, ma dettano una linea chiara, che indirizza le nazioni Ue a legiferare in quella direzione. Inoltre, l'esito della discussione è destinato nel medio periodo ad avere ripercussioni molto concrete: il 2025 vedrà infatti l'apertura delle procedure per il rinnovo delle direttive europee in materia di fumo e svapo – quelle sì vincolanti per tutti gli Stati Membri – e la direzione che l'Ue assumerà già in questa fase sarà un chiaro indicatore delle intenzioni di Bruxelles.

Ancora una volta, a fare la differenza sarà la scelta tra ideologia e buon senso; tra imposizioni calate dall'alto (spesso senza tenere conto delle loro conseguenze) e indicazioni in grado di tutelare la libertà del consumatore, rendendolo al contempo sempre più informato e consapevole delle proprie scelte.

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