Meloni: "Premierato non mi fa paura. In Europa voglio maggioranza di centrodestra"

Niente alleanze con la sinistra, né in Italia né in Europa: questo è il pensiero di Giorgia Meloni che traccia una linea sul futuro dell'Ue dopo le elezioni

Meloni: "Premierato non mi fa paura. In Europa voglio maggioranza di centrodestra"
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Giorgia Meloni, ospite di In Mezz'ora su Rai3, ha parlato a tutto campo dell'attualità politica in vista delle Europee e fatto il punto su quella che è la situazione italiana e continentale. Ha parlato delle possibili alleanze, di quelle che non farebbe mai, e dei conflitti in corso, ampliando l'analisi a tutto lo spettro in chiave di evoluzione post-elezioni. Non sono mancati passaggi sulla situazione italiana, dal "caso Liguria" ai migranti.

Le alleanze e la prospettiva in Europa

"Non sono abituata a dare patenti di presentabilità, tutti sanno che il mio obiettivo in Europa è di costruire una maggioranza alternativa a quella che ha governato in Ue negli ultimi anni, quindi di centrodestra e mandare la sinistra all'opposizione, perché penso che le ricette della sinistra siano sbagliate e le maggioranze 'arcobaleno' producono solo compromessi al ribasso", ha detto il premier. A chi la accusa di aver cambiato impostazione rispetto all'Europa da quando è salita a Chigi, Meloni replica: "Ho sempre pensato le stesse cose su Europa e penso che questa Commissione abbia sbagliato molto e in finale di legislatura, su impulso dell'Italia ha modificato molti dossier".

Con Ursula von der Leyen rivendica il rapporto di "collaborazione istituzionale", come con tutti gli altri soggetti europei ma le riconosce di essere "sembrata più pragmatica della sua maggioranza e della commissione, che è stata ideologica". A tal proposito, sul patto di Stabilità spiega che "ha una fase temporanea di rientro, è sostenibile sulla carta" ma, per sostenere il debito, è necessario, "favorire la crescita. Bisogna continuare a dare segnali al nostro mondo produttivo. Abbiamo trovato una situazione abbastanza disastrosa. Per quanto riguarda i fondi di coesione 2014-20, di 120 miliardi, ne erano stati spesi 47: ditemi se l'Italia può permettersi di non spendere queste risorse".

Il premierato

A proposito di premierato, il premier tira dritto sulla sua strada e ribadisce che "partivo da una proposta di semi-presidenzialismo alla francese. Ho consultato le forze politiche e sono arrivata a un'altra riforma che andava incontro a quello che le forze politiche chiedevano". E la prima di queste richieste, ricorda, "era il ruolo del capo dello Stato. È una figura la cui autorevolezza è riconosciuta da tutti e quindi non abbiamo toccato il suo ruolo". All'orizzonte si intravede l'ipotesi di un referendum costituzionale per l'introduzione dell'elezione diretta del presidente del Consiglio ma Meloni, a differenza di quanto affermano dalle opposizioni, sostiene che "non mi fa paura l'idea del referendum e non lo considero un referendum su di me. Lo considero un referendum sul futuro dell'Italia". E se anche la consultazione dovesse dare parere negativo, spiega Meloni, "arrivo alla fine dei miei cinque anni e chiederò agli italiani di essere giudicata. Sul resto... Sono speranze dalla sinistra".

L'immigrazione

Durante l'intervista ha avuto modo di replicare alle accuse mosse dalle opposizioni di aver buttato via i milioni del patto con l'Albania con i migranti, perché non potrà mai essere operativo. "Sarà operativo tra non molto, vogliamo fare le cose per bene perché è un progetto strategico, se funziona può davvero cambiare di molto la politica della gestione europea della migrazione". E proprio sulle polemiche del Pd mette in evidenza l'ipocrisia del partito di Schlein: "Mi fa molto ridere che gli esponenti del Pd, che prima ci attaccavano perché a loro avviso stavamo costruendo una Guantanamo, ora si lamentano dei ritardi nella costruzione di Guantanamo. Il progetto funzionerà e farà da apripista". L'obiettivo per fermare il traffico di uomini dev'essere fermare i trafficanti e questo, spiega Meloni, è "l'opera più umanitaria che possiamo fare". Come governo, prosegue, "Lavoriamo con i Paesi africani per rafforzare la cooperazione, non siamo andati lì a dire ti diamo i soldi per fermare l'emigrazione. L'unica cosa che si può fare è migliorare la condizione africana, migliorare lavoro e investimenti perché altrimenti le persone continueranno a scappare e finire nelle reti dei trafficanti senza che possano avere una vita migliore".

I fronti caldi

Sul fronte dell'Ucraina, Meloni sostiene la linea della prudenza e non si trova in accordo con le parole di Stoltenberg e Macron in merito al conflitto tra Russia e Ucraina. "Io non so perchè Stoltenberg dica una cosa del genere. Penso che bisogna essere molto prudenti. La Nato deve mantenere la sua fermezza", ha dichiarato il premier, che sottolinea come "sono state molto le dichiarazioni in questi mesi che a me sono sembrate discutibili". Ed è controproducente, aggiunge, "questo racconto per il quale l'Europa sarebbe sull'orlo di un conflitto di portata più ampia". I conflitti aprono sempre delle incognite ma al momento l'Europa non cede.

E sul Medio Oriente, invece, nella sua analisi Meloni teme che "Israele rischi di infilarsi nella trappola costruita dai fondamentalisti", che è "costringere" lo Stato ebraico "a una rappresaglia sul territorio di Gaza molto forte". Occorre "scongiurare l'ingresso israeliano a Rafah" ed è necessario che Israele "rispetti il diritto internazionale". Ma, ha sottolineato, "bisogna sempre ricordare chi è responsabile di questa crisi: è Hamas" e "mi spaventa l'assenza di empatia che c'è stata sulle vittime civili israeliane che racconta il sintomo di un antisemitismo latente che sta venendo fuori".

Il caso Liguria

E parlando del caso politico del momento, ossia la situazione della Regione Liguria con il coinvolgimento del govrnatore nell'indagine per corruzione, ha dichiarato: "Finché non ho tutti gli elementi non posso dare una risposta seria". Quindi, aggiunge, "Io non ho avuto modo parlare con Giovanni Toti ed è difficile riuscire ad avere una idea compiuta su questa storia. Quello che posso dire a monte è che per il futuro mi piacerebbe per qualsiasi italiano, non solo per Toti, che non passino mesi tra la richiesta di una misura cautelare e la sua esecuzione". E sottolinea come "aspettare mesi e poi applicarla in campagna elettorale complica la vicenda".

E sul caso specifico ha chiosato: "Solo Giovanni Toti conosce la verità, io l'ho conosciuto per essere una persona che ha avuto a cuore la sua regione e i suoi cittadini e penso che lui sia nelle condizioni di valutare cosa sia meglio per la Regione".

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