Caro Tonino,
senza dubbio nessuno dei due necessita del mio voto per superare queste elezioni acquisendo un seggio in Europa, dal momento che si tratta di due personaggi tanto amati dai cittadini quanto odiati dai loro diretti antagonisti, i quali ne percepiscono il potere carismatico nonché l'ascendente che essi esercitano sulla gente. Stimo entrambi. Giorgia è statista navigata, che fa politica da quando ha smesso di bere il latte dal biberon. Di lei apprezzo da sempre la fermezza, la coerenza, l'onestà mentale. Del generale, invece, ho avuto modo di conoscere il coraggio, quindi il valore, quello di mantenere le sue posizioni e di difendere le sue opinioni pure quando l'affermazione di queste è diventata causa di attacchi mediatici scomposti, con il conseguente rischio di compromettere la propria pur brillante carriera. Insomma, Vannacci, che è pronto a giocarsi tutto per i propri principi, non ha ritrattato, non ha fatto passi indietro, persino quando è stato in qualche modo sotto ricatto, egli ha seguitato a dirsi sostenitore della libertà di pensiero, valore fondativo della nostra Repubblica. Aggiungo un aspetto che mi stupisce sempre di più di Meloni: la sua straordinaria capacità comunicativa, senza eguali né a destra né a sinistra, di cui ci ha dato ennesima prova a Pescara, proprio domenica scorsa. È una dote che caratterizza i veri leader, penso ad esempio a Silvio Berlusconi. Matteo Salvini, dal canto suo, qualche errore lo ha commesso, qualche scivolone, intendo. Nulla di grave o irreparabile, tuttavia egli non è tanto infallibile quanto Meloni, che è una fuoriclasse in quest'ambito.
Dunque, ricapitolando, ci troviamo davanti a due individui speciali, dal curriculum impeccabile, che si distinguono in questo deserto, in quella marea di altri candidati anonimi, scoloriti, inconsistenti, banali. Nulla hanno a che fare, tanto per dirne una, con la maestrina candidata di sinistra Ilaria Salis, le cui gesta non sono propriamente ammirevoli.
Chi votare tra i due? Bella domanda. E so che molti elettori tentenneranno, come assaliti dal medesimo dubbio. Ecco perché ritengo che la scelta di Salvini di candidare il generale sia stata molto astuta, una maniera per sottrarre voti al partito alleato. E mi meraviglia che parecchi nella Lega non comprendano che Vannacci non è un candidato di cui vergognarsi, da guardare con aria schifata, bensì un candidato che consentirà alla Lega di prendere vagonate di preferenze, evitando un'altra magra figura. Mi auguro che i leghisti mostrino un minimo di rispetto, quantunque tale decisione abbia prodotto diversi mal di pancia da invidia. In tal caso suggerisco di prendere un Malox e di fare la nanna.
Tonino, tu sei impertinente. Potrei non soddisfare del tutto la tua domanda, ma non mi piace eludere i quesiti posti da voi lettori, dunque sarò franco: conserverò la fedeltà nei confronti di Giorgia, anche se la tentazione di scrivere Vannacci sulla scheda è forte.
Ad agevolare questi due è soprattutto il Pd, che sta conducendo una campagna elettorale che a livello comunicativo mi pare essere disastrosa per la sinistra. Ma tu hai visto quei post, pubblicati dal partito democratico sui social network, in cui compare la sagoma di Vannacci con la scritta «ignoratelo»? La considero una formidabile attività di marketing a favore dell'avversario, ossia del centrodestra. Chi partorisca simili idee all'interno del partito non è dato sapere. Ma costui o costei andrebbe licenziato/a in tronco.
Finché la sinistra non abbandonerà l'uso di mettere tanto livore nella campagna elettorale sarà condannata ad uscirne sistematicamente sconfitta. All'odio occorre sostituire i contenuti, che mancano. Insomma, qual è la proposta del Pd? Ci dice di ignorare Vannacci, ok, ma per prestare attenzione a chi? Forse a Schlein, che ci spiega come accordare i colori dei nostri vestiti a quello della nostra carnagione?
E poi, soprattutto, questi progressisti non fanno altro che accusare Meloni di essere fascista, eppure ora la criticano perché si sottopone ancora una volta al voto degli italiani. A loro giudizio non dovrebbe. A me risulta che i fascisti, quelli veri, abbiano una certa insofferenza nei riguardi dei plebisciti tutti.
Giorgia, invece, li ha sempre amati e non sfugge al giudizio del popolo sovrano, anzi, con umiltà e spirito di servizio, sceglie di testare il grado di soddisfazione dell'elettorato. Una maniera per mettersi in discussione propria di uno statista che democratico lo è di fatto e non semplicemente di nome.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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