Il ministro Urso agli 80 anni del Tempo: "Se non fosse per l'auto, l'Italia sarebbe il quarto esportatore globale"

All'evento "L’importanza delle infrastrutture" organizzato da Il Tempo per i suoi 80 anni, il ministro Urso lancia un monito: "Rivedere il percorso per giungere all'appuntamento del 2035"

Il ministro Adolfo Urso
Il ministro Adolfo Urso
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In occasione degli 80 anni del quotidiano Il Tempo, il direttore Tommaso Cerno ha intervistato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso nel corso dell'evento "L’importanza delle infrastrutture" organizzato dal quotidiano romano presso Palazzo Wedekind. La situazione industriale del Paese è positiva, le aziende godono tutto sommato di buona salute e il ministro, in apertura di intervento, ha voluto sottolineare che "se non fosse per l’auto, che è il nostro problema in Europa, noi quest’anno avremmo scalato la quarta posizione come esportatore globale".

Quello dell'automotive è un problema diffuso nell'Unione europea, come dimostra ciò che sta accadendo in Germania, che per decenni è stata la locomotiva in tale settore. Le difficoltà, ha proseguito il ministro, derivano "dalle regole che l'Europa si è data". Regole che non hanno preso in considerazione il contesto e la reale fattibilità degli obiettivi da raggiungere in un arco di tempo esageratamente ridotto. "Il governo italiano è il primo ad aver compreso la questione e, in questo momento, insieme al governo ceco stiamo raccogliendo le adesioni su un position paper che chiede all'Europa di rivedere il percorso per giungere all'appuntamento del 2035 che al momento è impossibile", ha spiegato il ministro Urso dialogando nel corso dell'incontro.

Quel che si sta delineando è un futuro non particolarmente roseo nel breve periodo per l'automotive perché, prosegue, c'è "macigno che si sta per abbattere" sul settore "ed è quello delle multe" per gli obiettivi di produzione delle vetture elettriche, che la stragrande maggioranza delle aziende non riuscirà a raggiungere nei tempi stabiliti. Si sta entrando in un corto circuito per il quale le aziende che hanno tentato la rincorsa verso gli obiettivi hanno dovuto ridurre la produzione e il risultato sono gli stabilimenti che chiudono uno dopo l'altro, lasciando a casa migliaia di lavoratori. "Pensate il paradosso, l'elettrico costruito con un'ottica religiosa che diventa satanica", ha proseguito Urso.

Con questa spada di Damocle che pende sull'economia europea, la Commissione europea è ancora in divenire e l'auspicio, di Urso come di tutti gli attori, è che si arrivi presto alla definizione della sua composizione, perché "ogni giorno che si perde si accumula ritardo e così costa di più recuperare rispetto alla concorrenza di Usa e Cina". Il problema, ha spiegato ancora il ministro, "non è il green deal, non possiamo imporre un'unica ideologia come si faceva una volta in Unione Sovietica perché è quella che piace. Bisogna andare su più risorse energetiche, e in Italia abbiamo fatto sí che si potessero impiegare tutte le energie innovative e tecnologiche".

L'obiettivo è che l'Italia diventi leader nella produzione di energia green ed è in quest'ottica che si sta proponendo e lavorando per il nucleare: "L'autonomia energetica è la fondamenta di ogni politica industriale e di difesa. Noi dobbiamo tornare alla difesa comune, e all'autonomia strategica in campo energetico che il conflitto in Ucraina ci ha posto come obiettivo primario".

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