Mandiamoli al confine

La trasmissione radiofonica Un giorno da pecora sottopone gli ospiti che si candidano alle Europee a un test di "territorialità"

Mandiamoli al confine
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Sia chiaro: chi scrive non ha alcun titolo per giudicare in tema di geografia, materia ostica al liceo e poi esame noiosissimo all'università. Ma almeno non siamo candidati all'Europarlamento. Sede in cui, volendo ormai cancellarli, i confini sono argomento particolarmente sensibile.

Bene. Anzi: malissimo. La trasmissione radiofonica Un giorno da pecora sottopone gli ospiti che si candidano alle Europee scherzosamente nelle intenzioni, tragicamente nei risultati - a un test di «territorialità». Ieri è toccato a una ex parlamentare del Pd, già sottosegretaria e ora in lista per un seggio a Bruxelles (incidentalmente donna di rara bellezza, la quale in caso di vittoria ha detto che si farà bionda, forse l'unica promessa che potrà mantenere).

Non faremo il nome della candidata. Ci interessa il fenotipo: della più bella sinistra blasé, in politica da più anni di quanti siano quelli in cui non lo è stata, fascinosa, femmina, femminista. Spocchiosetta. Una di quelle donne che non sono intelligenti ma hanno l'aria di esserlo.

Comunque. Le hanno chiesto i confini del Belgio, la cui capitale è anche de facto quella dell'Unione europea.

Risposta: Olanda, che poi sarebbero i Paesi Bassi, Francia (va bene) e poi «Austria!» (sic). Non pervenuti: Lussemburgo e Mare del Nord.

Ovviamente il problema non è la cultura di base di un politico. Il problema, parlando di geografia, è certa gente che sta in politica solo perché c'è spazio.

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