"Missioni navali e intesa con Tunisi". L'Ue accelera, Orban dice no

A Granada segnali di apertura sul dossier migranti. Borrell parla di missioni navali per fermare la tratta, Von der Leyen in pressing sul Memorandum con la Tunisia. Ma c'è lo strappo di Ungheria e Polonia

"Missioni navali e intesa con Tunisi". L'Ue accelera, Orban dice no
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Qualcosa si sta muovendo. Prima il patto a sei promosso da Meloni e Sunak sui migranti, poi l'apertura dell'Europa su un controllo diretto delle frontiere esterne. Anche con missioni navali. Da Granada, dove si sta svolgendo il secondo giorno del vertice informale tra i leader europei, l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell ha parlato esplicitamente di un maggior impegno dell'Unione nella lotta ai trafficanti. "Dobbiamo pensare a un controllo delle frontiere esterne non solo nel Mediterraneo ma anche nel Sahel. È un compito difficile ma sono pronto a considerare questa opzione. Le persone fuggono perché devono farlo o per avere più opportunità, e l'Ue deve avere una posizione comune sul dossier", ha affermato il rappresentante delle istituzioni europee.

Migranti, Borrell apre alle missioni navali

Parole accompagnate anche da un indirizzo più concreto rispetto alle azioni da intraprendere. "Dobbiamo usare le nostre missioni di politica di sicurezza e di difesa comune, come le missioni navali o di terra, per combattere contro i trafficanti, la tratta di esseri umani ed evitare la strumentalizzazione di esseri umani, cosa che abbiamo visto", ha dichiarato ancora Borrell, riferendosi per l'appunto a un intervento di tipo navale (ipotesi che molti fino all'altro ieri tendevano a escludere). "Dovrò pensare a un'offerta magari per usare l'operazione Irini, che è anche incaricata di combattere i trafficanti, per fornire informazioni e controllare il traffico di esseri umani", ha proseguito il politico spagno, ma - ha precisato - "per fare ciò serve l'accordo con la Tunisia perchè va fatto nelle acque territoriali della Tunisia".

L'accelerazione sul memorandum con la Tunisia

Già, l'accordo con la Tunisia. Quel memorandum d'intesa per il quale l'Italia si era spesa in modo particolare e che tuttavia non era stato accompagnato da un effettivo seguito sul fronte europeo. Ora Borrell ha auspicato però un'accelerazione in tal senso. "Con la Tunisia abbiamo firmato un Memorandum d'intesa e abbiamo un accordo di associazione e intendo chiedere un incontro del Consiglio di associazione con la Tunisia entro la fine dell'anno perché quello è il posto giusto per discutere con Tunisi su come cooperare su qualsiasi tema, inclusa la migrazione", ha dichiarato l'Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell. E anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha assicurato di voler tenere alta la pressione sull'attuazione del memorandum di intesa Ue-Tunisia.

Von der Leyen: "Ora azioni operative"

"L'accordo in Consiglio sul regolamento per le crisi migratorie è stato un grande successo, ma ci sono anche le azioni operative: nel breve periodo agiremo secondo i dieci punti di Lampedusa e nel medio attraverso il memorandum con la Tunisia. È importante investire in questi paesi e stabilire dei corridoi legali e umanitari", ha osservato Von der Leyen prima dell'odierno consiglio europeo informale nel quale si discuterò proprio di migrazioni e allargamento dell'Unione europea. La migrazione - ha sottolineato ulteriormente Borrell - "va messa al centro, ma sapendo che riguarda tutte le politiche, le cause alla radice della migrazione come la mancanza di sviluppo".

"Accordo impossibile". Lo strappo di Orban

Sul tema tuttavia si è anche registrato uno strappo del premier ungherese Viktor Orban sul Patto Ue per le migrazioni. La Polonia e l'Ungheria "sono state totalmente lasciate fuori, quindi, dopo questo, non c'è alcuna possibilità di trovare alcun tipo di accordo sulle migrazioni. Politicamente è impossibile. Siamo stati legalmente forzati", ha detto Orban arrivando al Palacio de Congresso di Granada. E ancora: "Se si è costretti legalmente ad accettare qualcosa, come si può pensare di avere un compromesso e un accordo? Impossibile". Secondo il premier ungherese non c'è alcun accordo sull'immigrazione perchè "in precedenza avevamo deciso che l'immigrazione sarebbe stata regolata sulla base di un accordo unilaterale, cosa è stata cambiata durante l'ultima riunione". La Polonia e l'Ungheria non erano soddisfatte della proposta, ma - ha sostenuto Orban - "ci hanno spinto".

"Ungheria e Polonia e ituprate legalmente"

E in un successivo commento sul tema, il premier ungherese ha usato toni ancora più aspri. Polonia e Ungheria sono state "stuprate legalmente. Se sei legalmente stuprato, costretto ad accettare qualcosa che non ti piace, come pensi di raggiungere un compromesso? È impossibile", ha detto ribadito Orban, escludendo ogni possibilità di accordo "non solo ora ma anche negli anni a venire". Una chiusura apparentemente totale, insomma, che tuttavia non sembra aver spezzato l'atteggiamento unitario da parte degli altri Paesi.

Il no della Polonia

E sul fronte polacco l'argomento è diventato lo spunto alimentare la compagna elettorale interna. "L'Ue vuole attuare il patto europeo sulle migrazioni e l'asilo, pertanto, se il partito di Donald Tusk arriva al potere in Polonia, verranno introdotte queste soluzioni e gli immigrati verrano distribuiti", ha detto il premier polacco Mateusz Morawiecki in riferimento al suo principale avversario elettorale. "Vogliono farci diventare una seconda Lampedusa", aveva aggiunto aggiunto il premier nelle scorse ore, mettendo in guardia i polacchi in vista del voto.

La risposta di Schlolz

Ma una risposta indiretta all'atteggiamento ostile di Ungheria e Polonia è arrivata a stretto giro dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. "Non può accadere che ci sia sempre l'unanimità sulle questioni di politica estera o di politica fiscale", ha detto l'esponente politico al suo arrivo al vertice di Granada, sottolineando che un confronto su come "rendere la stessa Unione europea pronta per il futuro riguarda soprattutto le strutture decisionali".

E ancora: "Abbiamo bisogno anche di maggioranze qualificate per poter prendere decisioni in modo da garantire la sovranità e la capacità di agire dell'Ue. I cittadini si aspettano anche che risolviamo i problemi laddove esistono e che siamo in grado di agire esternamente, e questo è qualcosa che dobbiamo garantire".

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