A distanza di mesi dal naufragio di Cutro, Frontex conferma di aver agito nel modo migliore per quella specifica fattispecie di situazione. Nonostante le illazioni della sinistra e delle organizzazioni umanitarie che non hanno pero tempo a sbraitare e gridare contro l'Italia e contro l'agenzia europea per il soccorso in mare, mentre nessuna delle loro navi opera in quel tratto di mare, quanto fatto in quell'occasione è stato corretto. Frontex l'ha ribadito durante l'audizione alla commissione Giustizia del Parlamento europeo sul dibattito sul naufragio di Cutro per voce di Hans Leijtens, direttore esecutivo dell'agenzia.
"So che suonerà come una dichiarazione forte ma se oggi avessimo avuto stesse informazioni che avevamo allora ci comporteremmo esattamente nello stesso modo. Possiamo solo valutare la situazione in base alle informazioni che abbiamo non possiamo inviare un messaggio per ogni barca che vediamo", ha spiegato Leijtens. Pragmatismo e reale conoscenza delle diverse situazioni sono alla base del suo ragionamento, che è quello che manca ai tanti che in questi mesi si sono riempiti la bocca con accuse e ricostruzioni fantasiose senza basi di verità e fattibilità. "La ricerca e il salvataggio devono essere coordinati. Soprattutto se si guarda ai nostri avversari", ha proseguito il direttore, indicando come "avversari" gli scafisti, che cercano di attivare l'invio di mezzi e imbarcazioni e liberare zone di mare. "Non possiamo limitarci ad allertare le navi nel Mediterraneo, perché in questo modo perderemmo il controllo dell'intera situazione nel Mediterraneo centrale, e questo è importante per salvare vite umane", ha spiegato Leijtens.
"Nel contesto del naufragio di Cutro, sabato sera tardi uno dei nostri aerei aveva visto un'imbarcazione che andava verso le coste italiane. Utilizzando le nostre camere termiche, abbiamo individuato la presenza di persone sotto coperta e, nonostante non ci fossero segnali di difficoltà, abbiamo dato informazione immediata alle autorità competenti italiane, come sempre il nostro protocollo prevede", ha spiegato il direttore, evidenziando ancora una volta che quella nave non era in imminente pericolo e, quindi, da protocollo non era da avviare un'operazione Sar. Così è stato fatto, avviando un'operazione di polizia da parte delle forze dell'ordine italiane.
Frontex, che insieme agli assetti italiani opera nel Mediterraneo, conosce molto bene la realtà del soccorso in mare: "La dura realtà delle operazioni nel Mediterraneo Centrale, un'area grande come Francia e Spagna messe insieme, è l'estrema difficoltà di localizzare piccole barche, grandi come un'auto o un furgone".
Nonostante questo, l'agenzia ha snocciolato i numeri che smontano le accuse piovute su Frontex dalla sinistra: "L'anno scorso la nostra sorveglianza aerea ha assistito il soccorso di 24 mila persone nel Mar Mediterraneo. Salvare vita è la priorità per Frontex".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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