Il rapporto che inquieta: antisemitismo in crescita in tutti i Paesi europei

Uno studio dell'Agenzia per i diritti umani: il 37% molestato perché ebreo

Il rapporto che inquieta: antisemitismo in crescita in tutti i Paesi europei
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La crescita dell'antisemitismo in Europa non è più solo un timore ma è un fatto, come testimonia un rapporto pubblicato dall'European Union Agency for Fundamental Rights sulla discriminazione e i reati generati dall'odio contro gli ebrei nell'Ue, c'è una crescita esponenziale di antisemitismo al punto che l'80% degli intervistati ritiene che l'antisemitismo sia cresciuto nel proprio Paese nei cinque anni che precedono l'indagine e addirittura il 37% dichiara di essere stato molestato perché ebreo nell'anno precedente all'indagine.

Il pericolo è testimoniato anche da numerosi episodi avvenuti dal 7 ottobre in avanti con una crescita preoccupante nelle ultime settimane. L'attentato contro la sinagoga «Beth Yaacov» de La Grande-Motte, nel sud della Francia, avvenuto sabato da parte di un uomo con bandiera palestinese e «kefiah» e la lista di proscrizione contro i presunti «agenti sionisti» realizzata dal nuovo Partito Comunista Italiano sono solo gli ultimi due episodi in ordine di tempo. Nei mesi scorsi sono avvenuti vari attacchi contro le sinagoghe come ad aprile in Germania dove a Oldenburg è stata lanciata una molotov contro il luogo di culto ebraico o lo scorso ottobre a Berlino in cui sono state lanciate due bombe molotov contro una sinagoga e una scuola ebraica.

Nell'Europa in cui un siriano richiedente asilo e affiliato all'Isis accoltella a morte tre persone e ne ferisce gravemente altre nove al grido di «Allah Akhbar!», all'interno delle moschee (non sempre legali) avvengono sermoni in lingua araba con contenuti di odio contro l'Occidente e frasi antisemite. Eppure non sono solo le moschee ad essere luoghi in cui gli ebrei vengono minacciati come se niente fosse ma anche le università italiane che negli ultimi mesi sono state ostaggio di collettivi, centri sociali e gruppi pro Palestina radicali. Emblematico il caso del sermone dell'imam Brahim Baya realizzato nell'Università di Torino occupata in cui si è arrivati a inneggiare la Jihad. Così, mentre giornalisti e intellettuali ebraici non possono svolgere una conferenza o una presentazione di un libro negli atenei italiani, i collettivi espongono cartelli con scritto «Dal mare al fiume la Palestina sarà libera» o inneggiano all'intifada.

Come spiega Davide Romano (nella foto), direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano: «Ben venga il lavoro delle forze dell'ordine ma sarebbe il caso di intervenire alle radici di questo odio. Occorrerebbe da parte del governo un intervento con nuove leggi che puniscano chi si macchia di determinati comportamenti».

Inoltre, aggiunge Romano, «servirebbero leggi contro gli imam che predicano odio per esempio rendendo più facili le espulsioni nei loro confronti. La situazione è già grave ma occorre intervenire per evitare di arrivare agli eccessi che vediamo in Francia e Germania».

L'Unione Associazioni Italia Israele chiede da tempo norme sull'antisemitismo centrata sui principi internazionali espressi dalla definizione di antisemitismo IHRA che renda perseguibili comportamenti di odio contro gli ebrei. Una situazione che va fermata prima che degeneri ulteriormente.

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