Massimiliano Smeriglio, europarlamentare eletto nel Partito Democratico, nei giorni scorsi è intervenuto chiedendo di smettere di lapidare la sua collega Eva Kaili, perché "questa non è giustizia". Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la sua versione sul Qatargate e come stanno reagendo le istituzioni anche nel trattamento degli indagati.
Onorevole Smeriglio, Lei è stato forse l’unico europarlamentare che ha sottolineato la tortura subita da Eva Kaili in commissariato e in carcere, come mai?
"Non so se sono l’unico, sento la responsabilità del momento, quello che è successo a Bruxelles è grave e tale resta. L’immagine delle valigie piene di banconote è un pugno alla credibilità delle istituzioni comunitarie. Tuttavia non credo sia giusto farsi trascinare dal venticello del conformismo giustizialista. Siamo in Europa, vige lo Stato di diritto, se un avvocato fa dichiarazioni così gravi bisogna dargli credito, verificare e se nel caso indignarsi intervenire. Lo Stato di diritto non prevede vendette e torture e si misura su come vengono trattati i colpevoli, non gli innocenti. In questo caso non è cominciato neanche il processo, figuriamoci la sentenza".
Ha ricevuto sostegno da altri suoi colleghi?
"Ho ricevuto molti apprezzamenti, anche pubblici. Come nel caso di Alessandra Moretti. Fanno piacere e incoraggiano soprattutto su un tema così difficile in tempi di semplificazioni e ferocia social".
Invece l’avvocato di Panzeri ha raccontato che ha deciso di collaborare perché in carcere era vulnerabile e depresso, ha funzionato la "pistola alla tempia" citata dal procuratore Claise che sta conducendo le indagini? È accettabile che un magistrato si esprima in questi termini?
"Ogni strategia difensiva è legittima, Panzeri avrà fatto le sue valutazioni che non voglio commentare. Un magistrato che parla di pistola alla tempia è un fatto grave e inaccettabile. Roba da giustizia qatarina non europea!"
La procura belga sta utilizzando il rito inquisitorio ambrosiano ?
"Nel 1993 è venuta giù la prima Repubblica, non credo che oggi cadrà l’Europa, non per questa inchiesta. Vedo piuttosto troppo protagonismo, troppe interviste, molte chiacchiere e al momento una inchiesta che voleva essere esplosiva e che rimane incagliata alle rivelazioni delle prime ore. Cose gravi intendiamoci, ad oggi circoscritte a poche persone e uno, forse due europarlamentari. Un po’ poco per il piglio che stanno tenendo alcuni magistrati".
Lei ha detto che Eva Kaili è vittima di "machismo", cosa c'entra questo con ciò che sta passando?
"Ho detto che su Eva, che non conosco personalmente, si è scatenata la vandea maschilista, quel certo sadismo che può svilupparsi nella testa dei maschi di fronte ad una donna di successo, bella, ambiziosa, scaltra, con un compagno più piccolo. Il capro espiatorio perfetto a cui far pagare qualcosa di più oltre la galera che sta già facendo. Il freddo, la mancata assistenza durante il ciclo mestruale, la lontananza dalla figlia di 23 mesi cosa sono se non atti odiosi, extra pene, per ricattare e umiliare la persona detenuta?"
Secondo lei è giusto revocare l’immunità a Cozzolino e Tarabella?
"Mi sembrano due situazioni diverse da non accomunare. Entrambe da verificare. Nel caso di Tarabella, Panzeri dice di avergli dato 120/140mila euro. Nel caso di Cozzolino la situazioni appare molto più fumosa. In ogni caso verificheremo gli atti. La revoca dell’immunità, ad oggi, mi sembra anche una cosa a cui Cozzolino si è reso disponibile per fare piena chiarezza e non lasciare zone d’ombra. In ogni caso il dibattito e i media forcaioli hanno già eseguito la sentenza, rendendo la vita di queste persone, ad oggi neanche rinviate a giudizio, impossibile e sfregiata per sempre. Il giornalismo che bracca gli esseri umani non è inchiesta, è caccia all’uomo".
Rischiamo che l’Europa riesca a trovare gli anticorpi contro la corruzione, ma non a difesa dei diritti umani e dello stato di diritto?
"L’Europa ha la necessità di reagire con forza contro i tentativi di corruzione, contro le interferenze di potenze straniere che cercano di influenzare le nostre decisioni e contro le grandi Companies che vendono farmaci, armi, sistemi digitali e tanto altro e che spendono ogni anno 1,5 miliardi di euro per azioni di lobbing (azioni legittime da regolamentare in maniera più stringente). Tre aspetti diversi di un unico grande problema, garantire l’autonomia, l’indipendenza e la sovranità del legislatore. Per questo c’è il bisogno urgente di stringere le maglie e regolamentare in maniera più rigida ognuno di questi aspetti."
Come ha visto il fatto che prima il Pd e poi i S&D hanno deciso di sospendere Cozzolino e Tarabella dal partito, ancora prima che fossero essere indagati?
"Le sospensioni hanno l’obiettivo di tutelare il singolo finito nell’occhio del ciclone e il partito che rappresenta. In questo modo si semplifica il quadro, facendo concentrare la persona sugli addebiti specifici, senza continuamente tirare in ballo altro a fini di polemica politica. Ciò detto so per certo che il gruppo dei Socialisti e democratici, con la capogruppo Iraxte Garcia, e la delegazione italiana del Pd, con il capo delegazione Brando Benifei, hanno accompagnato questo passaggio con la dovuta cura e discrezione nei confronti del non indagato (almeno fino ad oggi) Andrea Cozzolino. Non saprei dire se il Nazzareno ha fatto altrettanto. Magari provate a chiederlo".
Non ritiene che la sinistra come fece per Tangentopoli, scarica tutto su un caprio espiatorio anziché occuparsi del sistema?
"Il tema, sul piano politico, non sono le mele marce ma la cesta. Sul piano giudiziario vale esattamente il paradigma opposto, le responsabilità sono sempre individuali e vanno circostanziate una per una. Per arrivare ad un giusto processo ed eventualmente ad una giusta condanna. La politica invece dovrebbe dedicarsi a comprendere i processi decisionali, la loro complessità, la loro fragilità e provare a intervenire su questi. Purtroppo la logica del capro espiatorio, del rogo purificatore dietro cui nascondersi spesso prende il sopravvento per opportunismo e pavidità. A noi invece dovrebbe toccare il compito di difendere la sfera decisionale della politica che è sottoposta ai limiti delle leggi e della Costituzione repubblicana. Un potere autonomo e indipendente dalla magistratura. Tangentopoli è stata una occasione mancata in cui la magistratura ha nei fatti assunto un potere di surroga che non ha più mollato. Anche per debolezza della politica. E’ caduta la prima Repubblica senza che il nostro Paese trovasse un nuovo punto di equilibrio nella costruzione della democrazia dei corpi intermedi, dei partiti, della rappresentanza degli interessi, dei sindacati. Rendendo per questa via il nostro sistema altamente instabile, emotivo, soggetto a flussi irrazionali fondati sulla comunicazione e il rapporto con il leader salvifico di turno. Berlusconi, Renzi, Salvini, Bersani, Grillo, Monti, Draghi e ora Meloni. La verità è che sono passati trenta anni e noi non abbiamo più trovato il bandolo di una democrazia fondata su opzioni alternative di governo e di società e la centralità dell’interesse nazionale capace di unire".
Cosa pensa del programma di Nordio e delle reazioni della sinistra?
"Guardi sono un uomo di sinistra, della sinistra libertaria. E sono da sempre un garantista. Per questo ho sostenuto i referendum sulla giustizia su carcerazione preventiva, l’abrogazione della Severino e la separazione delle carriere. Avere dopo tanti anni un ministro garantista alla giustizia è, a mio modo di vedere, l’unica novità interessante del governo Meloni. E se Nordio, come io credo, è un garantisca convinto intervenga immediatamente per togliere il 41 bis ad Alfredo Cospito prima che lo sciopero della fame porti il detenuto alla morte. Sarebbe un fatto importante e la prova provata che le garanzie della giusta pena riguardano tutti, non solo i potenti."
Ma pensa che queste battaglie su una giustizia più garantista possano essere sostenute solo a livello individuale, mentre il Pd ha ostacolato prima i referendum e ora la riforma Nordio? Possibile che neanche in fase congressuale ci si confronti su questi temi?
"Rimango un indipendente di sinistra eletto nelle liste del Pd. Osservo con attenzione il dibattito congressuale, sono convinto che su un tema così importante come la giustizia si svilupperà una discussione vera. Spero che le posizioni più garantiste schierate con i diversi candidati possano prevalere. Preziose sulle giustizia le argomentazioni di un padre nobile del Pd come Bettini".
Anche nel caso del Qatargate abbiamo letto intercettazioni private, secondo lei sarebbe giusto intervenire?
"Bisogna fare molta attenzione soprattutto per i reati associativi e di mafia in cui le intercettazioni hanno supportato indagini è successi investigativi. Ciò detto dobbiamo sempre ricordare che si indaga sui reati e non sulle persone. In questo senso appare evidente come spesso, non le intercettazioni, ma il loro finire in maniera indiscriminata sui giornali e siti abbia prodotto danni alle indagini e alle persone interessate dalle medesime. Dovremmo dunque metterci d’accordo non sulla gravità delle intercettazioni ma su come e perché arrivano dalle procure alle redazioni. Qui sta il problema: la divulgazione a mezzo stampa di informazioni sensibili ai fini delle inchieste e di fatti privati degli intercettati che nulla c’entrano con l’attività investigativa.
Su questo il governo si deve mettere d’accordo. Non si può aprire una discussione così impegnativa e contestualmente parlare di come intercettare i ragazzi che organizzano i rave. Le due cose non stanno insieme".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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