
Il trend social "what's in my bag" è arrivato fino a Bruxelles nella versione di "sopravvivenza". Con il sorriso di chi sembra aver registrato una televendita, invece che un video istituzionale, Hadja Lahbib, Commissario europeo per la gestione della crisi, ha mostrato il contenuto della sua pochette con il kit di sopravvivenza per le prime 72 ore in caso di emergenza. Il video rientra nella Strategia di Preparazione a eventuali crisi, anche belliche, che l'Europa potrebbe in futuro dover affrontare. La serenità mostrata in video, quasi ostentata, è probabilmente parte di questo piano per impedire psicosi e ansie. Ma il risultato è, come direbbero i più giovani, alquanto cringe. "Pronti a tutto - questo deve essere il nostro nuovo stile di vita europeo. Il nostro motto e #hashtag", scrive Lahbib aggiungendo l'hashtag #Preparedness.
Ma cosa c'è nella sua borsa? Se proprio gli europei devono prepararsi a qualunque tipo di emergenza, che sia quella climatica, sanitaria o bellica, forse sarebbe stato meglio diffondere una brochure, forse fuori moda, ma sempre efficace. Sicuramente più di un video, per altro in inglese, che non tutti gli europei capiscono. Per prima cosa, Lahbib tira fuori i suoi occhiali. Poi l'acqua, alimenti in scatola, una torcia, le medicine e perfino un coltellino svizzero multifunzione, sicuramente comodo ma non da usare come novelli D'Artagnan, come fa il Commissario. E ancora power-bank, caricatori e cavi per il telefono e contanti, perché "sono i Re" in emergenza (testuali parole), mentre la carta di credito è solo un pezzo di plastica. Suggerisce di avere anche fiammiferi, un accendino, fotocopia dei documenti di identità, carte da gioco per distrarsi e perfino una radio a batterie (quindi le batterie) per tenersi informati in caso di black-out delle telecomunicazioni. E tutto questo lo fa stare in una piccola pochette.
Tutta la presentazione, che dura un minuto o poco più, è accompagnata da un tappeto musicale stile "Mission Impossible", che effettivamente rende impossibile prenderla sul serio. L'argomento è serio e la disponibilità di un kit di emergenza, guardando il tutto con razionalità, non è concettualmente sbagliato. In molti Paesi, come la vicina e neutrale Svizzera, per esempio, o anche gli Stati Uniti, tutti ce l'hanno.
Il punto sta sulle modalità di presentazione dello stesso da parte delle istituzioni europee, da quel sorriso ostentato di Lahbib mentre spiega agli europei come devono sopravvivere in caso di un'emergenza che, per 72 ore, li potrebbe tagliare fuori dal mondo. Perché è giusto essere sereni, ma le strategie di comunicazione hanno sempre un retroscena.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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