Nomine Ue, Tusk: "Nessuna decisione senza Meloni". Tajani: "Sbagliato non parlare prima"

Prima di chiudersi nelle stanze decisionali, i leader del "caminetto" che si sono accordati sui "top jobs" hanno cercato di smorzare le polemiche sull'esclusione dell'Italia dalla discussione

Nomine Ue, Tusk: "Nessuna decisione senza Meloni". Tajani: "Sbagliato non parlare prima"
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Sono giorni intensi, questi, negli uffici dell'Unione europea, dove si sta definendo il futuro prossimo degli apparati istituzionali. Nei giorni scorsi, i sei negoziatori per i tre partiti della maggioranza si sono preventivamente accordati per la nomina dei tre "top jobs" e il tutto è avvenuto senza il coinvolgimento dell'Italia. Una politica dei "caminetti" che non è piaciuta a Giorgia Meloni, forte del risultato ottenuto alle recenti elezioni e, soprattutto, scorretta nella misura in cui l'Italia è uno dei Paesi fondatori dell'Unione. Tra i negoziatori, come rappresentante del Ppe, ha partecipato anche Donald Tusk, premier polacco, che al suo arrivo al Consiglio europeo ha cercato di ricucire quella che molti definiscono una sgrammaticatura istituzionale contro l'Italia.

"Nessuno rispetta la premier Giorgia Meloni e l'Italia più di me. C'è stata un'incomprensione. Qualche volte servono piattaforme politiche per semplificare il processo. La posizione comune dei tre grandi gruppi nel Consiglio europeo, in cui abbiamo completato i negoziati, è solo per facilitare il processo", ha dichiarato il premier polacco. Tusk ha poi aggiunto che "la decisione spetta a Meloni e agli altri leader durante la riunione del Consiglio europeo". Il presidente del Consiglio polacco, quindi, respinge l'accusa di una Ue esclusiva e dedita ai caminetti e parla di un semplice malinteso istituzionale. "L'unica intenzione e ragione per cui abbiamo preparato questa posizione comune è per facilitare il processo. Non c'è Europa senza Italia e non c'è decisione senza la premier italiana. Questo è ovvio per me", ha concluso.

Tusk auspica di riuscire ad avere un incontro con Meloni al vertice anche per chiarire quanto accaduto e recuperare lo strappo. "Molti di quelli che sono intervenuti oggi hanno parlato" con la premier, ha dichiarato Antonio Tajani a margine del presummit del Ppe a Bruxelles. "Giustamente c'è stata una reazione quando è stata presentata una proposta senza interloquire con i Paesi", ha proseguito. "Se è stato un errore? Secondo me sì", ha concluso. Il presidente di Cipro, Nikos Christodoulides, al suo arrivo al Consiglio europeo, ha parlato della situazione con Meloni: "Devo dire che su alcune delle questioni che ha sollevato, riconosco che ha ragione. Per questo abbiamo deciso di incontrarci prima del Consiglio europeo e vedere quale ruolo possiamo svolgere per ottenere risultati".

Il presidente del Consiglio italiano è arrivata subito dopo pranzo a Bruxelles, non ha rilasciato alcuna dichiarazione prima di entrare, e ha in agenda una serie di incontri durante la due giorni di Consiglio europeo, che si concluderà domani. "A decidere in merito sono i 27 Stati membri del Consiglio europeo. Ma ho già detto che si tratta anche di quale sia la piattaforma che sostiene la presidente della Commissione in parlamento?", sono le parole di Olaf Scholz, cancelliere tedesco, anche lui parte dell'accordo, al suo arrivo al Consiglio.

Il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, negoziatore del Ppe per le nomine, al suo arrivo al Consiglio europeo, ha dichiarato: "Non è mai stata nostra intenzione escludere nessuno o offendere nessuno. Ho molto rispetto personalmente per Giorgia Meloni e per l'Italia, che è un paese molto importante nell'Unione europea e sono sicuro che affronteremo tutti questi problemi e preoccupazioni nelle discussioni". Ma il premier olandese uscente, Mark Rutte, al suo arrivo al Consiglio europeo, ha chiuso le porte al gruppo di Meloni: "Il fatto è che l'Ecr, che è il partito a cui appartiene il partito di Giorgia Meloni, non è coinvolto in queste discussioni perchè non è accettabile per altri partiti e parti di altre coalizioni. Questo è un dato di fatto, è un vero peccato e dobbiamo fare in modo che anche l'Italia si senta ben rappresentata nella nuova Commissione e non solo"

Anche il cancelliere austriaco Karl Nehammer, al suo arrivo a Bruxelles, ha speso parole di stima per Meloni: "Penso che sia importante includere bene l'Italia, in particolare la premier, in questo processo negoziale. Lo sostengo anche all'interno del Partito popolare europeo". Il premier italiano, ha aggiunto Nehammer, "è un primo ministro che ha intrapreso molte buone iniziative per l'Unione europea e per la sicurezza alle nostre frontiere esterne. Soprattutto se penso alla strategia per l'Africa, lei è un partner importante anche per l'Austria". Viktor Orban, anche lui a Bruxelles per partecipare al Consiglio, dai social attacca sugli accordi escludenti: "Gli elettori europei sono stati ingannati. Il Ppe ha formato una coalizione di bugie con la sinistra e i liberali. Non sosteniamo questo accordo vergognoso". Il presidente della Slovacchia, Peter Pellegrini, al suo arrivo al Consiglio europeo ha dichiarato di aspettarsi "che questa sarà per la prima volta una discussione dura: ho già presentato le mie riserve su Kallas e su Costa. Nessun cambiamento nemmeno lì. Vediamo cosa uscirà dai colloqui della coalizione dei tre grandi partiti e quale spazio possiamo trovare per il candidato slovacco Maros Sefcovic".

Sul tema delle nomine e del ruolo italiano nello scacchiere decisionale dell'Ue è intervenuto anche Manfred Weber, presidente e capogruppo del Ppe al Parlamento Europeo: "È un Paese del G7, è uno dei principali Paesi europei. Apprezzo molto il contributo del governo italiano, sotto la leadership di Antonio Tajani e di Giorgia Meloni.

Per questo il processo, cruciale, per tenere conto anche degli interessi italiani è fondamentale per l'Unione Europea". Nelle prossime ore si definirà meglio la linea e ogni posizione, con Meloni che, come ha già dichiarato, farà valere il peso italiano.

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