Dalla Commissione europea è arrivato il deferimento per l'Italia alla Corte di giustizia dell'Ue per il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori mobili di altri Stati membri, in ragione delle prestazioni familiari loro concesse, che costituisce una discriminazione e viola il diritto. Le contestazioni si basano su presunte violazioni in materia di coordinamento della sicurezza sociale (regolamento (Ce) n. 883/2004) e di libera circolazione dei lavoratori (regolamento (UE) n. 492/2011 e articolo 45 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea).
Secondo quando appurato dalla Commissione, nel 2022 l'Italia ha introdotto un nuovo regime di assegni familiari per figli a carico (l'assegno unico) che prevede una discriminazione per i lavoratori che non risiedono in Italia per almeno 2 anni o i cui figli non risiedono in Italia. Questa esclusione non sarebbe compatibile con il diritto dell'Ue, perché uno dei cardini dell'Unione europea è la parità di trattamento senza distinzioni basate sulla nazionalità. Ma con la logica dell'Ue, l'Italia dovrebbe elargire l'assegno a chiunque, anche agli irregolari e richiedenti asilo appena arrivati. Nel febbraio 2023 la Commissione europea ha inviato una lettera di costituzione in mora all'Italia proprio in ragione di questi appunti, alla quale a novembre ha fatto seguito il parere motivato. L'Italia ha fornito la risposta, spiegando la ratio di quel provvedimento ma, secondo la Commissione europea, questa non ha tenuto adeguatamente in considerazione gli avvertimenti, pertanto ha provveduto con il deferimento alla Corte di giustizia.
"Nel caso non si fosse capito in pratica vogliono che diamo l'assegno unico anche a tutti quelli appena arrivati col barcone", ha commentato il senatore della Lega, Claudio Borghi. La Cgil non ha perso tempo per utilizzare l'azione della Commissione come clava contro il governo, secondo la quale le condizioni attuali dell'assegno unico "hanno impedito a tanti cittadini, comunitari e non, di accedere ad una prestazione di sicurezza sociale.
E come abbiamo sostenuto fin dall'introduzione dell'Assegno unico e universale per i figli, si tratta di una discriminazione non solamente per quello che è il bacino di riferimento della procedura di infrazione, i cittadini e le cittadine di altri Paesi membri dell'Unione, ma anche per tutte le lavoratrici e i lavoratori il cui nucleo familiare sia residente nei Paesi esteri". Immancabile, da parte del sindacato, è arrivato l'annuncio di attivazione di "tutte le azioni necessarie per porre rimedio a una discriminazione inaccettabile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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