Expo, dopo i giorni delle liti la parola ora passa alle ruspe

VERSO IL 2015 L’esposizione del rilancio. Stamane il via ufficiale ai cantieri nelle aree di Rho-Pero Alla cerimonia l'amministratore delegato Sala e i commissari Pisapia e Formigoni

Expo, dopo i giorni delle liti la parola ora passa alle ruspe

nostro inviato a Cernobbio (Co)

E finalmente per l’Expo è arrivato anche il giorno delle ruspe. Questa mattina sulle aree di Rho-Pero l’amministratore delegato Giuseppe Sala con i commissari Giuliano Pisapia e Roberto Formigoni apriranno il cantiere su cui sorgeranno i padiglioni. Di un numero di Paesi, che ormai tutti sono convinti raggiungeranno quota 150, ben più di quanto previsto nel dossier di registrazione e a testimonianza di un entusiasmo che i tre giorni dell’International partecipants meeting a villa Erba di Cernobbio hanno confermato. Proverbiale la puntualità della Svizzera che ieri ha firmato il contratto. Ed è la prima. In premio un posto di assoluto prestigio nei presi del cardo, l'asse orizzontale riservato all'Italia. «Quello della Svizzera sarà un padiglione assolutamente innovativo» ha assicurato il segretario generale Roberto Balzaretti davanti al ministro degli Esteri Franco Frattini. Che ieri ha chiuso i lavori garantendo «l’impegno della diplomazia italiana e del governo perché quella del 2015 sia un’Expo di grande successo». A giorni l’annuncio del commissario per il padiglione Italia. «Una figura - assicura Frattini - dalla provata managerialità, con grandi conoscenze del sistema Italia e lombardo. Ma ovviamente anche di quello internazionale». Dalla Farnesina arriva l'annuncio del distacco di un funzionario per affiancare il commissario generale Roberto Formigoni arrivato a Villa Erba in elicottero (e non senza polemiche). Ma anche l'impegno presso il governo per rivedere quel limite del 4 per cento nella quota spese per il funzionamento che rischia di strangolare la società Expo. Innalzamento probabile all'8-10 per cento, per dare ossigeno a una società che in un anno esaurirebbe il suo budget. Disponibilità a rivedere anche le norme del patto di stabilità che impedisce alle istituzioni gli indispensabili investimenti sulle infrastrutture. Tutti impegni che lasciano più tranquillo Sala, ma anche il segretario generale del Bie Vicente Loscertales che ora considera superati i problemi. E dopo aver spiegato che «organizzare l'Expo non è roba per deboli di cuore», torna a Parigi lasciando all'Italia la sua ricetta: «Lavorare, lavorare, lavorare». Alto il discorso di Frattini che spiega come il tema dell'alimentazione non sia solo questione di cibo. «Un uomo che non mangia non è un uomo libero. E un popolo affamato non è rassicurante per la regione che abita». Positivi gli sviluppi della rivolta del pane in Tunisia, molto preoccupanti invece le organizzazioni terroristiche che si diffondono nel Corno d'Africa, i pirati e la penetrazione di Al Quaida nel Sahara. Con Pisapia che per sviluppare un tema di questa portata propone «un patto con le forze istituzionali, sociali ed economiche italiane e straniere». Perché «non ci possono più essere le grandi potenze, il rapporto tra le nazioni deve essere paritario».

Mentre Formigoni annuncia un'Expo «improntata alla bellezza e alla creatività» e fa un appello alle nazioni perché firmino un Codice etico contro gli sprechi e le speculazioni alimentari. E il presidente della Provincia Guido Podestà chiede che dopo Como sia Milano a ospitare il prossimo meeting delle nazioni di Expo. A disposizione il parco Sud e il meraviglioso circuito delle abbazie.

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