Igor Principe
In una canzone di Paolo Conte, Sotto le stelle del jazz, si parla di «scimmie del jazz». Immediatamente pensi al locale sul Naviglio Pavese, sul cui palco è transitato il meglio della storia recente della musica afro-americana. E ancora, da Franco Cerri a Enrico Intra, passando per Sante Palumbo, Gigi Cifarelli, Tiziana Ghiglioni, Enrico Rava, Stefano Bollani. Tra gli stranieri: Jaco Pastorius e Pat Metheny. Lelenco legittima il pensiero che il locale si chiami Scimmie riferendosi a quella canzone. «Conte non centra - spiega Sergio Israel, che ne è fondatore e titolare -. Le scimmie sono quelle di Nietzsche, Così parlò Zarathustra: Una volta eravate scimmie, ora luomo è più scimmia di tutte le scimmie». Lo leggevo nell81, quando con altri due amici iniziammo lavventura». I sodali erano il fotoreporter Walter Raffagli e un operaio dellAlfa Romeo, Aldo Quinto Cataldo; con loro, Israel pensava di ripetere lesperienza di un altro luogo di incontro a sfondo letterario. «Si chiamava Macondo (dal romanzo di García Márquez Centanni di solitudine, ndr), lo fondai nel 1978 con Mauro Rostagno e mio cugino, Daniele Joffo. Cercavamo unalternativa alla deriva tragica degli anni di piombo - racconta -. Volevamo dar vita a un modo diverso di vivere il tempo libero, valorizzandolo con unesperienza culturale. Un posto dove laggregazione non fosse dettata dalla politica. A Macondo trovavi di tutto: pub, ristorante, musica, proiezioni di film, addirittura una biblioteca messa insieme grazie a un accordo con editori quali Einaudi e Rizzoli».
Lesperimento, localizzato in piazza San Marco, non dura che un mese. Ma Israel crede nella bontà dellidea: le dà una leggera virata sulla rotta della musica, e tre anni dopo ecco Scimmie. «Per capire come instaurare il rapporto con i musicisti studiammo il Babilonia, dallaltra parte del naviglio. Quando partimmo, il 6 giugno 1981, ci presentavamo come unalternativa di jazz club. A Milano cerano il Capolinea, il Due, il Santa Tecla: posti per intenditori. A noi interessava aprirci a quante più persone possibili». Nelle pieghe del jazz si insinuano spettacoli di lirica, allestimenti operistici - «ricordo una Carmen sul nostro palco microscopico», aggiunge Israel - tango e flamenco. E mostre darte, teatro e cabaret. Moni Ovadia, Angela Finocchiaro, Antonio Albanese, Ale&Franz, Aldo e Giovanni (ancora senza Giacomo) sono saliti sul palco di Scimmie nelle serate in cui tacevano gli strumenti. Poche, tuttavia, rispetto a quelle in cui i suoni riempivano la sala.
«Alla musica mi legano ricordi splendidi - dice Israel -. Ginger Baker (batterista dei Cream, ndr) non se lera sentito di suonare al teatro Lirico, il suo agente era disperato e lo piazzò da noi per 500mila lire. Era l'82; per lui era una svendita, per noi un salasso. Ma fu un concerto memorabile. Ricordo Pastorius che non voleva pagare il conto del ristorante; diversamente da oggi il pasto non era a carico del gestore, ma lui non lo capiva. E una leggendaria serata di Pat Metheny, che era a Milano per un concerto allallora Palatrussardi. La sera prima venne da noi a sorpresa, e per scaldarsi suonò due ore. Non chiese un soldo».
Sono passaggi di una storia racchiusa in un doppio cd messo in commercio per festeggiare il 25° compleanno di Scimmie. Lo ha curato Monica Carletti, che di Israel è la moglie, e contiene una ventina di esecuzioni storiche nate nel locale (lo distribuisce Edel Italia). Ma oggi scrivere la stessa storia pare più arduo. «I primi dieci, quindici anni sono stati magici - conclude Israel -. Poi, sull'onda della contaminazione tra generi, i locali hanno cominciato a copiarsi e si è affermato un unico modello standardizzato.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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