Faenza: "La gelosia è il demone perfetto"

Il suo film "Il caso dell’infedele Klara" sul terrore del tradimento: due coppie in un girotondo di passioni con un finale letterario. La scena del bagno è stata girata con la telecamera che si usa per le endoscopie

Faenza: "La gelosia 
è il demone perfetto"

Roma - Difficile non tirare in ballo Shakespeare. Infatti, a un certo punto, un personaggio scandisce sornione: «Guardati dalla gelosia, mio signore, è un mostro dagli occhi verdi che si prende gioco della carne di cui si nutre». Nella fattispecie a scatenare l’ossessione è Laura Chiatti: felini occhi verdi su un corpo scattante e sensuale che la cinepresa illumina senza nascondere nulla.

Mancano due settimane all’uscita de Il caso dell’infedele Klara e la gelosia tiene banco un po’ dappertutto. Propedeutici dibattiti tra il colto e il divertito (il primo dei quattro «Jealousy Days» ieri a Roma, seguiranno Milano, Torino, Palermo e Napoli), suggestioni musicali e letterarie, enigmi e indovinelli by Bartezzaghi sul sito dedicato al film, più tutto un corredo di curiosità attorno a quello che Spinoza definì «l’unico sentimento umano che non trova mai soluzione».
Reduce da un insidioso attacco allergico, Roberto Faenza, classe 1943, ha ritrovato il buon umore, se non fosse per quel trailer non autorizzato, punteggiato di nudi, apparso a sorpresa su Repubblica.it. «Non so proprio da dove esca», protesta. Qualcuno, nei paraggi, fischietta Jealous Guy di Lennon. Il regista sorride, quasi risponderebbe con Signora Lia di Baglioni.

Interpretato da Claudio Santamaria e Laura Chiatti, più Iain Glen e Kierston Wareing, Il caso dell’infedele Klara è tratto dal romanzo di Michal Viewegh. La storia? Luca, musicista italiano trasferitosi a Praga, non si fida dell’amata Klara, studentessa di storia dell'arte in procinto di laurearsi. Insospettito dal rapporto della fidanzata con Pavel, suo tutor all’università, incarica il detective Denis di controllarla con l’aiuto di sofisticate tecnologie. E intanto tra i due uomini si sviluppa un gioco delle parti che li porta a contaminarsi a vicenda, con esiti inattesi. Spiega Faenza: «Abbiamo due coppie. Il nostro musicista, follemente innamorato di Klara e morbosamente geloso. Il detective, assunto per sorvegliare Klara, che rappresenta il rovescio della medaglia: infatti vive con la moglie una dimensione di coppia flessibile, aperta». Recita lo strillo di lancio: «Una trama di adultèri, veri o presunti, una commedia sulla passione fatta di intrighi e colpi di scena».

Era da qualche anno che il regista di Sostiene Pereira voleva affrontare l’argomento, partendo dalla storia «di un uomo pervaso dal demone della gelosia». A ispirarlo Él di Luis Buñuel, film del periodo messicano, 1952, dove un uomo, folle di gelosia nei confronti della moglie, impazzisce davvero e alla fine si ritira in convento sperando di ritrovare la serenità. «Bellissimo, grottesco, spassoso», racconta Faenza. «Avevo acquistato anche i diritti per un remake, ma poi mi sono detto: è da idioti rifare Buñuel. Più tardi, leggendo il romanzo di Viewegh, ho trovato lo spunto ideale. Ma era fondamentale ritrovare qualcosa della leggerezza di Buñuel». Sarà anche per questo che Faenza definisce Il caso dell’infedele Klara un film «atipico rispetto ai miei precedenti, certo spiazzante, un po’ polimorfo, quasi una ronde, un girotondo amoroso alla Schnitzler, una commedia passionale, divertente». La soluzione della vicenda, suggerisce con vezzo intellettuale, «sta nelle lettere di Kafka a Milena». Magari non vale la pena di guastarsi la sorpresa curiosando in libreria. Anche perché il film, denso di situazioni quasi in chiave gialla, realizzato con tecniche di ripresa da spy-story, custodisce due o tre scene di nudo integrale, ad alto contenuto erotico.

«Siete tutti interessati alla sequenza nella vasca da bagno, voi giornalisti!», rimprovera Faenza. «Abbiamo usato una tecnologia particolare per mettere Laura e Claudio a loro agio nelle scene di intimità. Ha presente la telecamerina delle endoscopie? Noi della troupe siamo rimasti fuori dalla stanza, manovrando quell’occhio indiscreto attraverso un foro, per non invadere lo spazio degli attori, aiutarli a prendere confidenza. Ha funzionato, mi pare».
Il regista si dice sicuro che il film «andrà bene». Ma non nega i problemi: «Internet sta diventando un luogo devastante, i film sono scaricati ancora prima di uscire. E tuttavia non possiamo prescindere da quel mondo. Per questo bisogna organizzare qualcosa che resista nel tempo attorno al film, altrimenti muore in fretta. La gelosia, ad esempio, scatena emozioni, genera discussioni».
Intanto Faenza sta già lavorando al nuovo progetto.

Ancora un romanzo: Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron. «Una sorta di giovane Holden, girerò a New York, in inglese. Non è che l’Italia non mi ispiri, ma corre troppo, arduo fissare qualcosa come ai tempi de La dolce vita. Rischi sempre d'arrivare tardi».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica