Faide tra disabili e assistenti in nero I guai della deputata Pd Argentin

L’ex aiutante le fa causa: l’onorevole condannata a risarcirgli gli arretrati

Faide tra disabili  e assistenti in nero  I guai della deputata Pd Argentin

Soldi spariti, consulenze d’oro, truffe, contratti sottopagati. Indagini della magistratura, blitz dei carabinieri, interrogazioni parlamentari. Denunce e controdenunce nel mondo spesso dimenticato dei portatori di handicap che in un paio di episodi va a convergere su Ileana Argentin, deputata democratica e responsabile dei diritti dei disabili del Pd. Il nome della parlamentare – affetta da amiotrofia spinale – spunta in una duplice vicenda in relazione a una causa (da lei persa) davanti al Tribunale del lavoro e a una inchiesta (in corso) della Procura di Roma sulla Alm - Associazione laziale motulesi - di cui l’onorevole è presidente.

Ma c’è da dire che la battagliera deputata ha denunciato a sua volta presunti sperperi e abusi che sono oggetto di un’altra inchiesta che vede nel mirino l’associazione-madre nella distrofia, la Uildm. La prima vicenda s’è conclusa con la decisione dei giudici del lavoro di condannarla al pagamento di 7.761 euro (poi ulteriormente ridotta) a favore del suo ex assistente che oltre al licenziamento in tronco lamentava trattamenti penalizzanti, pagamenti in nero, mensilità arretrate. A detta del collaboratore, G.P., uno psicologo, la aiutava a scrivere e-mail, a organizzare l’agenda, l’accompagnava in Transatlantico con la carrozzina, smistava la posta, si preoccupava di tenere i contatti con le strutture del partito, prendeva appunti. Un lavoro da assistente parlamentare, si direbbe.

E lui infatti così dice, aggiungendo che alla Argentin venne aumentato l’indennizzo della Camera per gli accompagnatori fino a 3mila e 150 euro («a me dava 1.000 euro in nero quando me ne spettavano 1.650 regolarmente dichiarati. Alla Camera ci stavo sempre, ho ancora il pass qui con me»). Ma la Argentin dice invece che no, non era così perché svolgeva funzioni da «operatore sociale». E così dice anche il fidanzato dell’Argentin, ex accompagnatore della stessa, ascoltato come testimone al processo.

Il giudice, in sentenza, condanna l’onorevole a pagare gli arretrati (tredicesima, Tfr, eccetera) ma quanto all’assistente lo definisce invece «domestico», dunque non meritevole della retribuzione prevista per i «portaborse» dei parlamentari.
Il secondo episodio, invece, riguarda l’inchiesta dei carabinieri sulla truffa da un milione di euro ai danni del Servizio sanitario nazionale e della Regione Lazio che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio per 24 indagati tra medici e terapisti dell’Alm, l’Associazione laziale motulesi presieduta dall’Argentin (non indagata). L’accusa è di aver gonfiato il numero di prestazioni di assistenza disabili per ottenere maggiori rimborsi, con l’aggravante che quelli che non firmavano i moduli falsi venivano licenziati senza troppi complimenti.

La Argentin ha cercato di difendere la struttura chiedendo di aspettare il responso dei tribunali e di evitare «ipocriti strumentalizzazioni», perché «il personale della Alm ha sempre garantito livelli soddisfacenti di assistenza per la cura degli utenti disabili, livelli di assistenza che mi impegno per il futuro a migliorare». Un appello alla prudenza e al garantismo che la parlamentare non pratica quando c’è denunciare le malefatte, ancora da dimostrare, di un’altra associazione: la Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare), nella cui sezione laziale - stando alle sue parole - non tutto filerebbe liscio: «Dobbiamo imparare a dire dei “no” anche ai disabili, perché non tutti sono onesti e perbene... una carrozzina non fa di una persona una persona perbene, così come un bastone bianco».

Ma che cosa avrebbe fatto di tanto grave la Uildm Lazio, una onlus che gestisce un giro d’affari da sei milioni di euro all’anno e che si occupa della riabilitazione di 1800 disabili? La Argentin accusa il presidente Marcello Tomasetti (indagato, a sua volta, per reati malversazione e abuso d’ufficio) di aver speso 500mila euro per consulenze, altri 490mila per l’ampliamento, la ristrutturazione e manutenzione della sede e circa un milione per giocare in Borsa (con una perdita di circa 120mila euro) sottraendoli alle cure per i disabili. Contestazioni gravi, respinte dall’interessato e soprattutto dall’Agenzia nazionale per le Onlus (alle dipendente dirette di Palazzo Chigi) che non ha riscontrato alcuna anomalia nella gestione della Uildm laziale per il semplice fatto che si tratta di un’associazione privata che non riceve finanziamenti pubblici, ma è liquidata per servizi erogati ai disabili. E anche fosse vera la storia della Borsa, il ricorso all’investimento in azioni non sarebbe, dunque, uno scandalo.

Sul perché la deputata Pd abbia intrapreso questa crociata conoscendo lo statuto dell’associazione in quanto ex presidente della Uildm Lazio, le opinioni divergono. Chi le sta vicino giura sulla sua buona fede e le tante battaglie a favore dei disabili sono lì a dimostrarlo.

I suoi detrattori lasciano invece filtrare l’indiscrezione di un tentativo dell’Argentin di riavvicinamento alla presidenza dell’associazione, posto che non è sicura al cento per cento una sua ricandidatura col Pd. Pettegolezzi, vendette, veleni. Diversamente abili, tali e uguali a tanti litigiosi normodotati.
(ha collaborato Simone Di Meo)

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