Fannulloni, meno malati con la cura Brunetta

Crollano le assenze per motivi di salute tra gli statali. A giugno flessioni del 20 %

da Roma

Il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, fa più effetto dell’aspirina (e in qualche caso dell’antibiotico).
A rivelarlo è uno studio prodotto dagli uffici di palazzo Vidoni che confrontando il bimestre maggio-giugno di quest’anno con quello del 2007, ci rivela che i dipendenti pubblici, fannulloni e no, si sono ammalati molto meno. Con una diminuzione delle assenze dell’11 per cento a maggio, e quasi doppia, del 20, nel mese successivo. Fatti due calcoli, nel periodo in esame del 2008, gli impiegati sono mancati dal lavoro in media per un 15 per cento in meno rispetto al 2007.
Merito delle politiche del taumaturgo Brunetta. Al momento però solo annunciate. Perché il decreto legge del cosiddetto «giro di vite», nel periodo considerato non era praticamente entrato in vigore. Un risultato quindi dovuto a quello che al ministero definiscono «attività di impulso e annuncio» cioè il battage che sul tema è stato fatto in circa 50 giorni.
L’indagine, che ha coinvolto 27 amministrazioni tra ministeri, regioni, comuni ed enti pubblici con esclusione del comparto istruzione, mostra un calo delle assenze per malattia nel 74 per cento degli uffici intervistati. Con delle differenze sostanziali tra le realtà che annotano variazioni oscillanti tra il 10 e il 15 per cento e uffici (in cui si registra il picco) con un meno 50 per cento di assenze nel bimestre. Tradotto in cifre, a maggio-giugno di quest’anno i giorni di malattia sono stati 212 mila, 38 mila in meno rispetto ai 250 del 2007. Un dato che proiettato sui dodici mesi dell’anno regala alle amministrazioni un giorno e mezzo di lavoro in più per ogni impiegato. Con un effetto benefico per la produttività della macchina burocratica per la quale la diminuzione dei «malati» si traduce in un aumento di personale sul posto di lavoro di oltre 13.700 unità.
Spulciando tra i ministeri, a ritrovare maggiormente la salute a giugno sono i dipendenti degli Esteri (-30 per cento), seguiti dai colleghi dell’Istruzione (-27), dell’Agenzia delle Entrate (-25,2), della Giustizia (-25), dal dipartimento per l’Innovazione (-20). Rimandato a settembre invece il ministero per lo Sviluppo economico che a giugno ha fatto segnare un incremento di quasi l’11 per cento nelle assenze. Tra le Regioni, la più virtuosa è l’Umbria che sempre a giugno ha visto un meno 28,7 per cento di scrivanie vuote, seguita dalla Campania (-19,3) e dalla Lombardia (-4,5). E se al comune di Napoli a giugno i dipendenti sono mancati dal lavoro il 21,2 per cento in meno (a Cosenza il 14), a sorpresa a Cuneo a giugno l’influenza ha mietuto il 30 per cento in più di vittime rispetto al 2007. Grandi sorprese arrivano dagli enti. Se è nella media il meno 20 per cento del Cnr, desta interesse il calo del 30 per cento negli assenti dall’Inps a giugno. Robetta però, se paragonato al meno 50 per cento dell’Aran, l’agenzia che si occupa dei contratti del pubblico impiego.

Ieri Brunetta, che ha assicurato che «nel 2008 elimineremo le cattive abitudini», ha detto al Foglio che se tra un anno l’encefalogramma della Pa è ancora piatto si dimetterà. Promessa ribadita in serata a Cortina. E poi, parole sue, «perché non dare fiducia a ’sto tappo?».

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