Cancro al colon, sintomi e cure del tumore che ha colpito Totò Schillaci. L'importanza della prevenzione

La morte del grande calciatore, accende un nuovo faro sul tumore al colon, una patologia molto pericolosa che se presa in forma iniziale, può però portare alla guarigione. Ecco di cosa si tratta

Cancro al colon, sintomi e cure del tumore che ha colpito Totò Schillaci. L'importanza della prevenzione

È stato un addio doloroso, quello che il mondo del calcio ma anche milioni di appassionati e gente comune ha dato oggi a Toto Schillaci, il calciatore scomparso stamattina per un tumore al colon. Una notizia che nulla togliendo al dolore per la morte di un personaggio del mondo dello sport tanto amato, capocannoniere di Italia '90, ha riacceso il dibattito su questa malattia e sull'importanza della prevenzione.

Schillaci è scomparso stamattina, 18 settembre, all'età di 59 anni, dopo che ieri in serata era stato annunciato l'aggravarsi della sua situazione clinica. Il calciatore aveva subito due interventi per il tumore al colon che gli era stato diagnosticato all'inizio del 2022. Dal 7 settembre era stato ricoverato nel reparto di Pneumologia dell'Ospedale Civico di Palermo, quando le sue condizioni di salute erano peggiorate.

Di cosa si tratta

Il tumore al colon-retto è una crescita incontrollata di cellule che si sviluppa nel colon o nel retto e in parte dell'intestino crasso e rappresenta il 10% dei tumori diagnosticati al mondo. "Quello al colon è un tumore da non sottovalutare e rappresenta il secondo tumore per frequenza ed è ai primi posti sia negli uomini che nelle donne", spiega il gastroenterologo Maurizio Vecchi, professore di gastroenterologia dell'Università degli Studi di Milano e direttore della Gastroenterologia ed Endoscopia al Policlinico del capoluogo lombardo all'Adnkronos.

I dati non sono positivi, secondo le stime che ogni anno vengono diffuse nel rapporto 'I numeri del cancro', nel 2023 le nuove diagnosi sono state circa 50mila, numero inferiore solo ai nuovi casi di cancro al seno (circa 55.900). "Una frequenza elevata -spiega il professore - per un tumore che però se preso nei primissimi stati può essere debellato completamente e avere una prognosi eccellente per la vita, con una sopravvivenza a 5 anni superiore al 90%".

La prevenzione e l'aumento dei casi

Per questo: "È davvero importante aderire allo screening, anche se purtroppo questo concetto non è ancora molto diffuso nella popolazione visto che solo il 30/40% delle persone aderisce a questo tipo di programma. Una percenturale sicuramente molto bassa". Il professore lancia anche un'altro allarme spiegando che ultimamente si sta segnalando una maggiore frequenza di casi anche tra persone giovani tanto da ipotizzare l'inizio dello screening ai 45 anni.

In ogni caso il controllo ogni 2 anni a partire dai 50 anni d'età è assolutamente consigliato visto che se il tumore viene scoperto tardivamente e già presenta metastasi, la sopravvivenza non supera i 5 anni.

Un esame assolutamente non invasivo

Fare il test è una cosa molto semplice e anche gratuita. In qualsiasi farmacia si può ritirare una provetta per la ricerca del sangue occulto nelle feci, ed eseguire il test, riportando il campione in farmacia, in maniera gratuita. Se la ricerca del sangue risultasse positiva il paziente viene invitato, sempre gratuitamente, a eseguire l'accertamento di secondo livello, che è la colonscopia.

Si tratta di un esame diagnostico più invasivo ma estremamente utile e necessario perché non solo può precocemente diagnosticare il tumore già in atto, ma trovare addirittura i polipi adenomatosi del colon, che sono il 'precursore' tipico del carcinoma e possono essere rimossi durante la colonoscopia, facendo ripartire da zero un cammino che era già iniziato verso il tumore. "E' questo l'unico campo in cui noi facciamo vera e propria prevenzione, perché andiamo a togliere una lesione che non è ancora un tumore, ma che lo diventerà" spiega ancora il professore.

I fattori di rischio

Questa neoplasia si origina solitamente da polipi adenomatosi, formazioni benigne che possono evolvere in cancro nel corso degli anni. La trasformazione da mucosa normale a tumore invasivo è un processo che richiede generalmente molto tempo. I sintomi del tumore al colon-retto sono solitamente:

• Presenza di sangue nelle feci
• Modificazioni dell'alvo (alternanza di stitichezza e diarrea)
• Calo di peso non intenzionale
• Stanchezza cronica • Età avanzata (oltre i 50 anni)
• Familiarità per la malattia
• Stile di vita sedentario
• Dieta ricca di carni rosse e povera di fibre
• Fumo e consumo eccessivo di alcol

Trattamento

Le terapie, che nel tempo e anche grazie alla ricerca hanno fatto passi da gicante, includono: La Chirurgia, la Radioterapia, la Chemioterapia, ma la scelta di queste dipende da molteplici fattori, primo tra tutti la scoperta ad uno stadio precoce.

"Le terapie sono migliorate in maniera eclatante nel corso degli anni, sia dal punto di vista delle tecniche chirurgiche, sempre più precise e focalizzate, che delle chemioterapie, divenute molto più efficaci. Nei tumori più bassi del retto ci sono dei casi selezionati con caratteristiche genetiche precise in cui si è visto che l'immunoterapia fa regredire completamente la malattia. E si lavora anche nella direzione dei vaccini a mRna e verso sistemi che possano aumentare la capacità diagnostica senza usare mezzi invasivi", spiega ancora il professor Vecchi.

La biopsia liquida

Alle già citate terapie se ne sono aggiunte altre e alcune, molto innovative, già in fase di sperimentazione: "Nell'arco di non molti anni dovrebbe concretizzarsi per esempio la cosiddetta 'biopsia liquida': da un prelievo di sangue potremo identificare la presenza di Dna tumorale. Il primo messaggio oggi è: aderite agli screening che offrono la ricerca del sangue occulto".

Le buone regole e mai darsi per vinti

In ultimo, conclude il professore: "Non sarebbe una scelta sbagliata se un 50enne che ha avuto la madre colpita dal tumore a 70 anni volesse fase

la colonscopia. Ma un altro punto fermo da tenere a mente è che, anche quando la diagnosi arriva in fase avanzata, si può intervenire, con approcci mirati pure sulle lesioni secondarie. Quindi mai darsi per vinti".

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