Denti del giudizio, non sempre è necessario rimuoverli. Ecco quando è necessario

Non tutti i casi prevedono la necessità di provvedere a una loro estrazione, ecco cosa valuta il dentista prima di procedere

Denti del giudizio, non sempre è necessario rimuoverli. Ecco quando è necessario
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Quando si parla di denti del giudizio il primo pensiero che viene in mente è quello relativo ai timori connessi all'intervento di estrazione: eppure, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, l'epilogo non è lo stesso per tutti i pazienti."Non è sempre necessario rimuoverli, anche quando sembra che non abbiano spazio sufficiente per fuoriuscire", ci tiene infatti a precisare a Il Corriere il docente di Malattie odontostomatologiche presso l'Università di Milano nonché direttore della struttura di Odontoiatria 1 dell'ospedale San Paolo Andrea Sardella.

I fattori di rischio

Considerando il fatto che i quattro "terzi molari" spuntano in genere in età matura, tra i 17 e i 25 anni, ben il 50% dei pazienti si trova nella condizione di non disporre di sufficiente spazio nell'arcata per consentire ai denti di erompere. Ciò nonostante,"non tutti presentano sintomi rilevanti tali da giustificare l’estrazione di questi denti", spiega l'esperto, "che in carenza di spazio erompono solo parzialmente o, in alcuni casi, restano completamente sotto la gengiva". Prima di arrivare all'intervento di estrazione, il dentista valuta la presenza almeno di una su tre determinate situazioni cliniche:

  • la manifestazione di due episodi di pericoronite: si verifica quando il dente spunta poco dalla gengiva e non consente per questo motivo una corretta pulizia dal momento che lo spazzolino non ci arriva. L'accumulo di batteri provoca gonfiore e dolore gengivale, problemi di masticazione e spesso anche comparsa di carie;
  • l'espansione dell'infiammazione anche all'area ossea attorno al dente, in grado di causare una cisti che erode progressivamente l'osso stesso;
  • l'irritazione cronica e il riassorbimento della radice del secondo molare, ovvero quello accanto al dente del giudizio, a causa della spinta esercitata da quest'ultimo mentre tenta di erompere. "Quest’ultima è una condizione silente finché il secondo molare non fa male e, con l’andare del tempo, perde di stabilità", precisa il dottor Sardella.

L'estrazione

In presenza di una delle situazioni sopra menzionate, l'estrazione si rivela più che necessaria e viene effettuata a qualunque età. Ci sono dei casi, tuttavia, in cui si interviene prima, anche perché in età precoce si possono ridurre i rischi connessi all'intervento. "L’ortodontista, attraverso una radiografia del cavo orale, può fare una previsione della loro crescita nel bambino e, se valuta una mancanza di spazio, può consigliare di procedere subito con l’asportazione del germe del dente", spiega l'esperto, "ma l’intervento chirurgico non è mai privo di rischi e a livello medico non esistono indicazioni a rimuovere i molari del giudizio, tranne quando il paziente accusa i sintomi descritti sopra".

A proposito di denti del giudizio, Sardella tiene in particolar modo a sfatare un mito privo di fondamento scientifico: tanti sono convinti che l'accavallamento degli incisivi dipenda dal tentativo dei terzi molari di erompere, ma non esistono evidenze di alcun genere in grado di ricollegare i due eventi.

I pericoli

Durante l'estrazione possono verificarsi rare complicanze talvolta molto pericolose, tra cui lesioni al nervo alveolare inferiore, vale a dire quello preposto alla sensibilità dell'arcata mandiblare, del labbro e del mento, o al nervo linguale, che trasmette la sensibilità al tatto e al gusto di metà lingua: ciò si verifica tra l'1% e il 5% dei pazienti che subisono l'intervento.

"In oltre l'80% dei casi, le alterazioni sensitive causata dai danni del nervo sono transitorie e si risolvono spontaneamente", considera il dottor Sardella, "negli altri casi, invece, la perdita di sensibilità è permanente e, in situazioni più rare, genera un dolore neuropatico cronico molto fastidioso e difficile da trattare coi farmaci".

A proposito di farmaci, le infiammazioni gengivali causate dall'eruzione dei denti del giudizio di trattano con colluttori a base di clorexidina, a cui aggiugìngere eventualmente antinfiammatori per un periodo massimo di 5/6 giorni.

Per quanto concerne l'antibiotico, l'assunzione va limitata solo ai casi in cui sia accertata un'infezione batterica nella cavità orale, ovvero quando al dolore e al gonfiore di gengive e guance si associano "anche ascessi gengivali, cioè rigonfiamenti con raccolta di pus, possibile presenza di febbre, dolori muscolari e cefalea". "Non ci sono evidenze scientifiche nemmeno sulla necessità di assumere l’antibiotico in via preventiva, prima di procedere all’estrazione chirurgica", aggiunge in conclusione il professore.

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