Postbiotici per le terapie contro il cancro, studio rivela nuove opportunità di cura

Il loro ruolo determinante nel potenziamento del microbioma intestinale li rende dei preziosi alleati per la salute

Postbiotici per le terapie contro il cancro, studio rivela nuove opportunità di cura
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Nella lotta contro il cancro si aggiunge un nuovo alleato: si tratta dei postbiotici, che unitamente alla chemioterapia e all'immunoterapia possono essere in grado di garantire un prezioso supporto ai pazienti. A presentare lo studio condotto dall'Unità operativa di Oncologia e dalla Fondazione Irccs Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nutriens, è il coordinatore Michele Ghidini.

Per postbiotici si intendono quei"prodotti a basso peso molecolare costituiti da frammenti formati durante il processo di fermentazione di batteri intestinali vivi", spiega l'oncologo su "Nutrienti e Supplementi". Questi prodotti includono sostanze come acidi organici, enzimi, peptidi e polisaccaridi ma, a differenza dei più noti probiotici, non contengono batteri vivi. In genere si trovano nei cibi fermentati, ma è possibile assumerli anche attraverso degli integratori alimentari."Hanno una struttura chimica tale da garantire una lunga durata di conservazione e una stabilità necessaria per l'uso in determinati alimenti e integratori alimentari", precisa l'esperto.

Il ruolo del microbioma intestinale

Il loro impiego in ambito oncologico ha consentito di apprezzare dei risultati molto interessanti, essendo i postbiotici parte di meccanismi fisiologici di una certa rilevanza, come "la sana funzionalità intestinale e la modulazione del sistema immunitario e di alcuni processi metabolici". Il loro ruolo nel potenziamento del microbioma intestinale, vale a dire dei microrganismi presenti nel tubo digerente, è rilevante nelle malattie tumorali:"Vi sono ormai evidenze sempre più forti di come un microbioma intestinale alterato o non equilibrato possa favorire la proliferazione tumorale", spiega il dottor Ghidini.

La ricerca in ambito oncologico si indirizza pertanto anche sullo studio del ruolo che il microbioma intestinale e i suoi metaboliti possono avere nella prevenzione e nella difesa dai meccanismi pro-tumorali. Fino ad oggi l'attenzione si era concentrata sulla somministrazione di prebiotici e quindi sul controllo dei conseguenti livelli di metaboliti del microbioma fecale, ma non sull'assunzione diretta dei postbiotici."Diversi studi hanno valutato gli effetti dei postbiotici a livello preclinico in linee cellulari e topi e, in particolare, sono state studiate molecole come l'acido lipoteicoico, i lipopolisaccaridi e gli acidi grassi a catena corta", puntualizza l'oncologo. "Diversamente, gli studi clinici sull'uomo utilizzanti postbiotici sono pochi e con risultati contrastanti: sono stati principalmente testati gli acidi grassi a catena corta e la vitamina K".

I pro e i contro

Somministrare postbiotici in associazione alle terapie tradizionali garantirebbe una serie di vantaggi: diversamente dai probiotici, essi non richiedono la presenza di prebiotici nel microbioma intestinale, come le fibre, per essere attivati. Oltre ciò, non essendo degli organismi vivi a differenza dei probiotici, essi non necessitano di particolari condizioni ambientali per la loro conservazione e possono essere utilizzati senza correre alcun rischio infettivo.

Oltre agli evidenti vantaggi di un loro uso, vi sono anche dei limiti da sottolineare, come ad esempio"l'elevata variabilità interindividuale, dal momento che i livelli di postbiotici sono strettamente correlati alla composizione del microbioma intestinale, con variazioni in diverse condizioni fisiologiche o patologiche". Anche i costi possono diventare proibitivi, dal momento che la loro produzione in laboratorio richiede processi di purificazione industriale lunghi e onerosi.

Al momento la situazione più promettente in ambito oncologico è fornita dai "Simbiotici", vale a dire dalla combinazione tra prebiotici e probiotici, dal momento che in essi convergono l'attività dei microrganismi vivi con le fibre non digeribili e che, diversamente dai postbiotici, hanno un'emivita più lunga e "mostrano una biodisponibilità più omogenea tra gli individui".

La combinazione simbiotici/postbiotici ha delle enormi potenzialità in ambito oncologico, ma ovviamente è necessario raccogliere ancora più dati: tali sostanze "possono avere un ruolo nel funzionamento del sistema immunitario, nella modulazione delle risposte infiammatorie e nell'interazione con il microbiota intestinali, tutti attori coinvolti nella risposta antitumorale", conclude il dottor Ghidini.

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